Come evitare che le macchine ti portino via il lavoro

Esiste una possibilità per tutti. Certo, si dovrà lavorare sodo e pensare a soluzioni nuove. In vantaggio ingegneri e consulenti

Luddisti da tutto il mondo, adattatevi. Il mondo cambierà, è destinato cambiare, there is no alternative, a quanto dicono. E tutto finirà nelle mani precise e instancabili dei robot. Cosa resta da fare, allora, per chi vuole continuare a lavorare e teme – a ragione – di vedersi il posto scippalto da un automa (che oltre a essere affidabile, è anche poco sindacalizzato)?

Secondo Fastcompany una via di salvezza c’è. Si chiama “augmentation”, che in italiano sarebbe “aumento”, cosa che fino a poco tempo fa evocava solo negoziazioni salariali. Ora forse è la possibilità di affrontare il futuro, continuando a lavorare bene. Sono cinque passi, che variano a seconda della direzione. Tutti però includono un comandamento: essere disposti a lavorare sodo. Come dice l’inglese, a “bruciare l’olio di mezzanotte”.

Verso l’alto
Riguarda chi occupa già posizioni apicali. Devono decidere come organizzare le nuove tecnologie, dove disporle, come impiegarle e come inserirle nel processo del business. Insomma, devono decidere. E persone così, se sanno fare le scelte giuste, non verranno mai sostituite.

Di lato
Capiscono come funzionano le tecnologie e scelgono di delegare a loro i compiti in cui le macchine eccellono (cioè, per capirsi, quelli computazionali) e cercano altre sfere d’azione su cui basare il proprio sostentamento. Sul punto gli autori di FC sono vaghi, e spiegano che si tratta di un nuovo modo di pensare i rapporti tra persone e intelligenze, cioè le “intelligenze multiple”, dove la logica non può dare risposte definitive. Mezzi irrazionali per risolvere problemi complessi. Insomma, devono dedicarsi alla creatività.

All’interno
Non basta fare delle macchine che funzionano. Devono anche essere messe in modo da diventare produttive. Il tecnico e l’economico, insomma, devono essere le due coordinate di riferimento per questa tipologia di lavoratore. Individuare situazioni in cui la macchina non dà il massimo e riposizionarla dove può essere più produttiva.

Un minimo
Sono quelli che si “iperspecializzano”. Seguono passioni che non possono essere automatizzate, nel senso che scelgono di spingersi al massimo nello studio e nella conoscenza di un campo specifico, il loro, fino ad avere competenze e conoscenze di cui le macchine non possono disporre. Per concludere con:

In avanti
Individui con la mentalità imprenditoriale, che di fatto progettano quelle stesse macchine che rubano il posto agli altri. Sono coloro che, nell’età dell’automazione, se la spasseranno meglio di tutti: programmatori, esperti di dati, ricercatori, product manager, consulenti. Tutti hanno appreso l’arte di apprendere nuove abilità, e saranno i dominatori del nuovo mondo.

X