Per salvare i rinoceronti braccati nelle savane del Sudafrica ci sono due possibilità: o allontanare i cacciatori oppure allontanare i rinoceronti. Secondo i fondatori dell’Australian Rhino Project, un’organizzazione che combatte la caccia di frodo, l’unica percorribile è la seconda. Lo sostiene Ray Dearlove, che ha in mente un piano: portarli in Australia (del resto, lo si capisce già dal nome del suo progetto).
L’idea è di trasportare in volo i simpatici animali: almeno 80 nel giro di quattro anni, attraversando un oceano, fino ad arrivare al Monarto Zoo ad Adelaide, per garantire la sopravvivenza dei rinoceronti.
“Non esistono luoghi sicuri per i rinoceronti in Africa”, spiega Dearlove. Circa il 90% della popolazione del rinoceronte bianco e del rinoceronte nero si trova in Sudafrica, e dal 2010 sono stati uccisi circa 5mila esemplari. E se si guarda alle cifre, per la prima volta il tasso di uccisioni ha superato quello delle nascite. Nel 2007 erano stati uccisi 13 rinoceronti. Nel 2013 si è saliti fino a 1.004, e nel 2014 sono 1.200. Nel 2015 ne hanno uccisi 1500. Molto male. Una popolazione che viene decimata nell’indifferenza generale. Tutta colpa dei cinesi e dei vietnamiti, disposti a pagare 80mila dollari per i loro corni, da cui trarre medicamenti – che poi, a volerla dire tutta, non funzionano nemmeno.
E allora, se il Sudafrica non è un Paese per rinoceronti, ha ragione Dearlove a pensare di portarli via? Il timore, forse, è che un giorno i bracconieri arriveranno anche laggiù. Ma ci metterano molto più tempo.