Siriani al polo. Capita nel piccolo villaggio di Neiden, in Norvegia, dove le temperature possono arrivare senza problemi a -25 gradi. In una desolazione bellissima e infinita, c’è un albergo, l’Hotel Neiden, che a gennaio è già pieno. Solo che non sono turisti, sono immigrati.
In pochi, anziché rischiare la rotta del mare, hanno scelto la via più lunga ma più sicura del nord. Costa meno, anche se fa molto freddo: si attraversa la Russia, poi si sceglie di risalire verso la Finlandia, se si riesce si attraversa il confine e, infine, si entra in Norvegia. Tra le bizzarrie di questa traversata, c’è stato anche l’acquisto di una bicicletta. Secondo le leggi russe, è proibito attraversare il confine a piedi. E secondo le leggi norvegesi, è proibito trasportare migranti senza documenti. Per cui, le due ruote sono sembrare l’escamotage più furbo. Tutto questo – sia chiaro – è avvenuto prima che la Russia chiudesse il confine con la Norvegia, a gennaio.
La vita nell’area non è il massimo. Oltre alle temperature bassissime, non c’è lavoro, non ci sono attività di nessun tipo da fare, non c’è nemmeno la possibilità di andare a scuola.
La situazione poi è cominciata a peggiorare quando, dopo gennaio, la Norvegia ha deciso di rimandare indietro i rifugiati. Fino a quel momento, gran parte delle 30mila richieste di asilo erano state accettate. Non solo: la Norvegia contribuiva con donativi che, secondo Oxfam, corrispondevano al 385% di una quota considerata “ragionevole”. Perché i soldi sì e l’accoglienza no? È l’interrogativo che vale per tutta l’Europa.
Ora, secondo le decisioni, c’è da fare retrofront. La Russia ha dato l’ok, il rimpatrio è cominciato e l’albergo dei siriani al polo, forse, vedrà ridurre il numero dei suoi abitanti.