Esprimono voglia di tenerezza e di puccettosità, esercitano la funzione terapeutica di sentirsi migliori e far sentire migliori gli altri. Fanno in breve da antistress rappresentativo e e da contravveleno a tutto il fiele che si spande di giorno in giorno sui social network. Stiamo parlando dei famigerati gattini (gattyni nel linguaggio-meme che impera su facebook)?
Ebbene no, stiamo parlando dei capibara. Se l’icona-gattino è ormai mediaticamente usurata ce n’è un’altra pronta a prendere il suo posto.
Anche perché il gatto ha le sue ombrosità caratteriali (e simboliche), mentre il simpatico roditore sudamericano -e questa è una caratteristica che stupisce gli etologi- tra le altre virtù ha quella di andare d’accordo con un numero imprecisato, ma comunque notevole, di altre specie animali. Capibara e tartarughe, capibara e cagnolini, capibara e -incontro al vertice- gattini, e infine, capibara e coccodrilli.
Il buffi animaletti, parenti in grande di topi, nutrie, porcellini di’india, passano parecchio tempo in acqua (tra l’altro ama immergersi nell’acqua tiepida), in varie parti del mondo sono tenuti come animali domestici (ma in Italia è vietato, dal 1996), e tra l’altro sono considerati eccellenti posti in cui sedersi da molti animali: varie specie di uccelli li usano come luoghi per appollaiarsi. Ulteriore testimonianza della socievolezza capibariàna. Mettete un capibara nelle vostre bacheche.