La giustizia tributaria nelle mani dei giudici ordinari? Dalla padella alla brace

Oggi i giudici tributari sono poco competenti e poco motivati: se la riforma assegnasse i contenziosi fiscali ai giudici ordinari, però, le cose non migliorerebbero, anzi...

Chiedete a un medio difensore tributario cosa significa partecipare a un’udienza presso le Commissioni Tributarie e in particolare, che sensazioni prova nell’ascoltare la relazione della propria causa svolta in apertura di udienza dal giudice relatore. Vi dirà che, nella maggior parte dei casi, prova profonda amarezza quando, ascoltando la relazione, si rende conto che il relatore ha compreso poco o nulla delle argomentazioni e delle tesi contenute nel proprio atto difensivo redatto con fatica dopo tanto studio.

Poi chiedetegli cosa prova quando arriva la sentenza e legge le motivazioni. Vi dirà che purtroppo la poca comprensione della questione oggetto di giudizio percepita in udienza risulta totalmente trasfusa nella sentenza. E se è onesto vi dirà che la cosa non cambia anche quando il giudice gli abbia dato ragione.

Il motivo? Semplice: per fare il salumiere è necessario saper utilizzare la macchina affettatrice, così come per fare il falegname serve sapere tagliare il legno e il muratore deve saper stuccare una parete. Allo stesso modo, per fare il giudice tributario, bisogna conoscere a fondo il diritto tributario sostenziale e processuale. Non solo: si deve anche maneggiare la contabilità generale e il bilancio.

Dovrebbe essere scontato, ma così non è. Gli attuali componenti delle commissioni tributarie, sono infatti estratti da diversissime categorie professionali,dai periti agrari agli ex ufficiali della guardia di finanza, sino ai dipendenti della pubblica amministrazione. Di conseguenza, non possiedono in molti casi le competenze richieste e non hanno nemmeno il tempo e forse la voglia di acquisirle, visto che sono giudici a tempo parziale, peraltro pagati una miseria.

Questo, almeno tra gli operatori del settore e tra chi ha avuto la sfortuna di averci a che fare, è un dato da tempo acquisito, così come è acquisita l’urgenza di una riforma. Ancora non sappiamo cosa emergerà dal tavolo tecnico avviato sul tema lo scorso 6 aprile tra il Ministero dell’economia e finanze e Ministero della giustizia ma l’idea che si sta facendo sempre più strada è quella di devolvere la materia tributaria ad apposite sezioni specializzate istituite presso i Tribunali Ordinari. E in questa direzione si colloca la proposta portata avanti dai deputati del partito democratico presentata in questi giorni al Parlamento.

A parte il sovraccarico presso i tribunali ordinari, affidare le controversie tributarie alla giurisdizione ordinaria rischia di non rispondere alle esigenze di alta professionalità e competenza di cui la giustizia tributaria ha bisogno

Ok, la soluzione è giusta? Non esattamente. A parte il sovraccarico presso i tribunali ordinari che ne conseguirebbe, con evidenti ricaschi sul già pesante arretrato civile, affidare le controversie tributarie alla giurisdizione ordinaria rischia di non rispondere alle esigenze di alta professionalità e competenza di cui la giustizia tributaria ha bisogno.

A dirlo è la Costituzione, Già in sede di preparazione della nostra carta costituzionale, si evidenziarono due esigenze fondamentali alla base di una possibile riforma del contenzioso tributario, e cioè il “controllo democratico nella fase di accertamento” e “il controllo giurisdizionale da parte di giudici tecnicamente preparati”. In quella sede parve opportuno che si perpetuasse una giurisdizione speciale “poiché se è encomiabile la tendenza a ridurre al minimo le giurisdizioni speciali non bisogna poi cadere nell’eccesso opposto e disconoscere talune necessità che determinano il sorgere di simili giurisdizioni, al fine di permettere la decisione di particolari controversie implicanti questioni di valutazione e di diritto, tecnicamente complesse, da parte di giudici particolarmente qualificati”.

“È del resto una constatazione di tutti i giorni – si legge ancora nel rapporto della Commissione Economica presentato all’Assemblea Costitutente – che la comune preparazione giuridica dei magistrati ordinari, non è sufficiente per decidere controversie rispetto alle quali è necessaria una specifica esperienza, e le questioni di valutazione in materia tributaria rientrano appunto in tale categoria”. Dimostrazione del fatto che la devoluzione delle controversie tributarie ai giudici ordinari non sia la direzione giusta la si ha inoltre anche leggendo alcune sentenze della Sezione Tributaria della Suprema Corte di Cassazione (i cui componenti sono tutti magistrati ordinari) ove si avverte, specie su certe questioni complicate, una “naturale” poca propensione alla materia.

Oggi è necessario quindi riformare il sistema da dentro, immaginando una nuova e diversa classe di magistrati tributari, a tempo pieno, giustamente retibuiti, appositamente selezionati tra i laureati in economia e in giurisprudenza, sulla base delle conoscenze di diritto tributario sostanziale e processuale, oltre che di contabilità generale e di bilancio. Tutte le altre scelte rischiano di essere palliativi e non soluzioni definitive.

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