La longevità vien mangiando. A tavola si decide non solo la durata della propria esistenza, ma anche la sua qualità. È un concetto facile da comprendere, ma molto difficile da applicare. A meno che si sia la regina d’Inghilterra e si abbia a disposizione, grazie alle tasse dei sudditi inglesi, un cuoco personale.
Come spiega John Higgins, ex capocuoco di Buckingham Palace, la regina dispone con estrema libertà del suo regime alimentare – e anche di quello dei suoi cani, che ricevono un trattamento regale dello stesso livello. Per lei ci sono quattro pasti (modesti) al giorno. La colazione (alle 9:00 tassative: il marito, che la fa alle 8:30, non vuole essere disturbato) prevede corn flakes o Special K, insieme a un sacco di frutta: albicocche, prugne e nocciole. Quando è nella sua residenza di campagna, gradisce le fragole di bosco. Certo, ogni tanto un uovo ci scappa, insieme a un toast con la marmellata. Il tutto innaffiato da un bel tè del Darjeeling. Come si vede, the Queen snobba con saggezza l’usanza tutta british di mangiarsi il bacon.
A pranzo Elisabetta II, che non è “una foodie”, come ha dichiarato un altro ex capocuoco (ce ne sono stati tanti), Darren McGrady, si concede pesce. Meglio la soglia del Dover, servita su un letto di lattuga o di zucchine. L’importante è che non ci siano le patate (altro che regina degli Inglesi) e neppure l’aglio. Graditi i manghi, eccome. Si mangia e ci si rilassa, in attesa dell’ora del tè, come da tradizione accompagnato da torte e dolciumi (crema, frutta, cioccolato) e altri toast (senza crosta!), stavolta con salmone affumicato, maionese all’uovo, prosciutto e mostarda, secondo quella tradizione inglese e del centroeuropa di non saper distinguere le cose dolci da quelle salate.
Dopo i tre pasti “modesti”, segue un gin serale (un terzo gin e due terzi Dubonnet), secondo l’abitudine di oltremanica di non farsi mai mancare l’alcol, e poi la cena. Selvaggina o pesce, o entrambi, seguiti da pudding, frutta fresca – in particolare le pesche che crescono a Windsor. “Non mangia tutto”, spiega l’ex cuoco. E quello che sbriciola, lo lascia ai cani. Meno generosa della collega Maria Antonietta, qualche secolo prima.
Una routine fissa da anni, turbata pochissime volte da qualche nastro da tagliare e da qualche spostamento all’estero. E dalla bizzarra passione del figlio Carlo per il cibo biologico, accolta da lei con un’alzata di spalle. Come tutto ciò che lo riguarda, del resto.