Caro Presidente Mattarella,
ormai siamo tutti abituati alla sua presidenza “silente”, ma se c’è un caso – uno solo – in cui questo profilo di discrezione e non ingerenza andrebbe momentaneamente superato è quello della rimozione di Linda Laura Sabbadini dalla guida del Dipartimento Studi Sociali e Ambientali dell’Istat. Un fatto altamente simbolico, che sta muovendo nella protesta persone di tutti gli orientamenti politici – dalla vicepresidente del Senato Valeria Fedeli alla dirigente del dipartimento diritti di FI Mara Carfagna, solo per citare due nomi – proprio perché travalica la categoria delle polemiche di parte.
Ricordiamo tutte le parole che Lei, Presidente, pronunciò lo scorso Otto Marzo ricordando il centenario del voto alle donne, e l’importanza della loro partecipazione non passiva allo spazio pubblico. Ecco, Linda Laura Sabbadini di questa partecipazione è un po’ l’emblema: dobbiamo a lei se esistono in Italia statistiche di genere sul lavoro domestico ed extradomestico delle donne, sulla violenza, sulla scuola, ma anche sull’ambiente, sul benessere, sul cambiamento degli stili di vita degli italiani. “Cancellare” una figura così in nome di una riorganizzazione interna assume un significato molto preciso: questo tipo di persona non serve.
Allora è inutile attribuire onorificenze della Repubblica (Linda Laura è Commendatore) a donne così se poi, alla prima occasione, ci liberiamo della loro esperienza e del loro impegno senza alcuna plausibile giustificazione. E non è esagerato rivolgersi al vertice delle nostre istituzioni per capire se si tratta di un inopinato scivolone del nostro Ente di statistica o della conferma di una tendenza: quella che vede chiudersi il famoso “tetto di cristallo” sopra le donne indipendenti, assertive, capaci, portatrici di una specifica linea di pensiero e non solo degli interessi o delle indicazioni di altri.
Qualcuno ha ipotizzato che la dottoressa Sabbadini sia stata sollevata dall’incarico perché “troppo gufa”, poco compiacente verso le esigenze dell’ottimismo governativo, ma non è questo il punto. Il punto è se c’è tutela, nelle nostre istituzioni, per chi non solo svolge bene il suo incarico ma riesce a farlo raccogliendo consenso e rispetto “super partes”, come dimostra la solidarietà di migliaia di privati cittadini e associazioni che in questi giorni intasano la rete con le loro proteste per la rimozione.
C’è questo rispetto? Ci si può conquistare un ruolo onestamente, in Italia, e conservarlo con le proprie capacità? Oppure ci si deve rassegnare ad avere un padrinaggio di rango, un tutore potente, che protegga e incrementi le carriere? C’è una possibilità per le donne oltre l’immagine delle belle statuine? A queste domande, finora, non ha risposto nessuno. Può dare un segnale Lei, se crede, se le sembra importante come pare a tanti italiani in queste ore.