Scuole di femminilità, dove le donne imparano a trovare marito

Accade in Russia. Le antiche usanze del comunismo sono dimenticate: ora prevale un ideale di famiglia borghese. Solo che trovare un uomo non è semplice, e tenerlo peggio ancora. Ecco qualcuno che, per soldi, lo insegna

Il nuovo business in Russia? Sono le scuole di femminilità. Cose che in Europa verrebbero viste come il fumo negli occhi, come la negazione di almeno un secolo di lotte per l’emancipazione femminile, in Russia vengono accolte con grande favore. Piacciono, anzi: servono. Soprattutto alle donne.

È necessario sapere che in quelle zone già a 25 anni si diventa zitelle (traguardo che in Italia, ormai, non si raggiunge più), e che sposarsi diventa una delle prorità essenziali subito dopo la laurea. Per raggiungerlo, spesso le donne si sentono inadeguate, temono di non saper scegliere gli uomini giusti e, soprattutto, non saperli trattenere. E allora ecco l’area per il business: le scuole di femminilità. Un mondo in rapida ascesa, un affare da milioni.

Una di queste, raccontate in un simpatico reportage di Fusion, è Woman Inside. Con base a Mosca, offre corsi e tutoraggio personalizzati per ognuna delle “studentesse”. Mai più di 20 allieve in una volta, garantendo sempre la massima discrezione. La sua fondatrice, Alesya Terekhova, la definisce una “isola di bontà”, dove “le ragazze – ma anche le donne sposate che vogliono migliorare il loro rapporto con i mariti – imparano che la felicità è alla loro portata”.

E la felicità, secondo la Terekhova, è trovare un marito ricco. Le donne possono lavorare, certo. E possono anche fare soldi, ma solo come passatempo, cioè un hobby da signore sveglie che le può aiutare, al massimo, a scoprire le loro vere passioni. Ma lo stipendio, quello vero, lo deve portare a casa l’uomo. Cui spetta per dovere la protezione della sua donna, sia economica che fisica. La scuola serve per “costruire una mentalità adeguata, rimuovere le paure trovare una profonda armonia”. Che servirà a braccare e incatenare l’uomo giusto.

Alla base di tutto c’è una mentalità non-comunista. Durante l’Unione Sovietica le donne, per legge, dovevano lavorare ed erano equiparate in tutto agli uomini. Il matrimonio era importante perché costituiva lo strumento per controllare la demografia e, di conseguenza, l’economia del Paese. Quando il comunismo è crollato, in molte sono tornate a coltivare sogni e ideali di una vita borghese della metà del novecento. Essere casalinghe, occuparsi dei figli e venerare il maschio, incoraggiate dalla crisi economica successiva al 1992, dalle tradizioni della Chiesa Ortodossa. Era diventato più facile pensare a un appiglio più sicuro, cioè quello del matrimonio tradizionale.

La perdita del giusto know-how, però, comprese le migliori abilità sessuali, ha lasciato un vuoto che le imprese private possono colmare. Business is business. E i risultati sono garatiti, ma solo sulla fiducia. Anche perché la stessa Terekhova, nonostante insegni alle donne a trovare marito, è una single felice. “Sono una persona speciale, ho bisogno di un uomo speciale”, dice. Senza accorgersi, la furbona, che in fondo tutti la pensano così.

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