Il Belgio? Semplice da capire: a ovest ci sono i jihadisti, a sud e a est gli evasori fiscali. In mezzo c’è il pedone. Lo dice Marc Oschinsky su Twitter, e riassume bene la situazione di uno staterello al centro della cronaca da cinque mesi (e al centro delle barzellette dei francesi da sempre).
Tra le rivelazioni contenute nei Panama Papers, rilasciate dall’International Consortium of Investigative Journalism, il giornale La Libre fa notare che ben 732 belgi hanno società e conti a Panama, 178 dalla zona di Bruxelles e 52 da un piccolo paesino, Uccle, considerata la capitale belga dell’evasione. Complimenti.
Certo, tutto è da verificare, ogni ipotesi di reato rimane, fino a sentenza, ipotesi. Ma il sindaco del paesino, Armand De Decker ha una spiegazione: colpa dei francesi. “Uccle è composta, per il 70% da persone appartenenti alla classe media, per il 15% da ricchi e 15% da poveri”. E di questi 82mila abitanti “circa 13mila sono francesi”, e il dito è puntato su di loro. “Ci sarà anche qualche belga”, ma è ovvio che è la presenza dei francesi il problema. Guarda caso, fa notare, “i due comuni presenti sulla lista dei Panama Paper, cioè Uccle e Ixelles, sono quelli con la più alta concentrazione di cittadini francesi.
De Decker non è per nulla contento. Tutti quei soldi depositati al caldo sole di Panama sono ammanchi al suo comune: spese che non ha potuto sostenere, lavori che non ha potuto portare a termine, asili che non ha potuto rifinire senza dover chiedere ulteriori pagamenti a chi, invece, i soldi li teneva in patria.