Arrivano gli Ogm non regolamentati

Succede negli Stati Uniti, dove le nuove tecniche di editing genetico (Crispr) permettono di modificare geneticamente gli organismi senza aggiungere Dna batterico. In questo modo, almeno per ora, evitano i lunghi test previsti in questi casi. E le società biotech sono in fermento

Mentre si discute sulla necessità di etichettare gli alimenti geneticamente modificati, la prossima generazione di prodotti Ogm potrebbe addirittura entrare in commercio senza alcuna regolamentazione.

Su Scientific American è disponibile un racconto sulla creazione di una pianta del genere, un fungo geneticamente modificato. Uno scienziato botanico di nome Yinong Yang ha sfruttato la tecnica di editing del genoma conosciuta come Crispr per «ritoccare alcune lettere di Dna nel genoma dell’Agaricus bisporus, il fungo da tavola più comune nella cucina occidentale».

Il risultato: ha disattivato un enzima che colora i funghi di marrone.

Perché mai un fungo modificato non dovrebbe essere regolamentato, dite? Perché le norme per i prodotti Ogm non sono adeguate. Nel corso del ventesimo secolo, quando Monsanto e simili producevano i primi raccolti biotech, gli Stati Uniti stavano elaborando un sistema per regolamentarli con le norme esistenti.

Questi primi prodotti Ogm (la maggior parte, da allora) presentavano geni derivati da batteri, come nel caso dei germogli di soia Roundup Ready della Monsanto, capaci di resistere a un bagno di diserbante. Considerata l’origine dei geni addizionali, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti aveva deciso che le piante Ogm sarebbero state regolamentate dall’autorità per il controllo dei parassiti.

Il fungo sviluppato da Yang, però, non presenta Dna batterico nel suo genoma. Non è stato aggiunto alcun Dna. Come spiegato dallo stesso Yang al Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, la tecnica Crispr ha permesso allo scienziato di intervenire su un particolare gene e “disattivarlo”. La divisione APHIS dello Usda non regolerà, quindi, questa pianta Ogm perché elude le norme pensate originariamente per gli Ogm:

«L’APHIS ha concluso che il suo fungo editato con tecnica Crispr/Cas9 non presenta alcun materiale genetico inserito. L’APHIS non ha alcuna ragione di credere che i funghi geneticamente modificati siano parassiti».

Le società biotech sono in fermento perché potranno innovare rapidamente senza doversi preoccupare di trascorrere dieci anni a condurre test sul campo

Il fungo sviluppato da Yang non è il primo prodotto a eludere a tal modo le norme. La scorsa estate avevamo parlato di una patata modificata in maniera simile per evitare il processo di colorazione, e da allora sono emersi altri prodotti.

Le società biotech sono in fermento perché potranno innovare rapidamente senza doversi preoccupare di trascorrere dieci anni a condurre test sul campo.

I regolatori stanno adoprandosi per recuperare terreno. In questo momento, gli Stati Uniti stanno rivisitando le proprie norme inerenti la gestione dei prodotti Ogm; gli sviluppatori stessi attendono con ansia di scoprire se le piante geneticamente editate verranno trattate diversamente rispetto all’Europa, come spiega Jennifer Kuzma, professoressa e ricercatrice della North Carolina State University.

La recente analisi condotta dalla Juzma sulle norme per gli Ogm interesserà chiunque intenda voglia esaminare il caso nel dettaglio. La sua idea è che «le sviste nei confronti dell’ingegneria genetica sono come una polveriera pronta a esplodere». L’ascesa del gene editing è «un’occasione per ricominciare da capo» con norme che abbiano un maggior senso scientifico e riflettano, allo stesso tempo, i “valori” delle persone che si oppongono agli Ogm e non vogliono giocare con la natura.

Questo fungo non entrerà in commercio così presto. Yang, un professore della Pennsylvania State University, me ha detto che la società che lo ha aiutato a finanziare la ricerca, la Giorgio Mushroom Co. della Pennsylvania, non è sicura di voler commercializzare questo prodotto. «I responsabili marketing della società sono più interessati ai funghi organici e temono la reazione negativa dei consumatori nei confronti dei prodotti Ogm», spiega Yang.

Articolo tratto da Mit – Technology Review Italia

(traduzione di Matteo Ovi)

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