I consigli di Chomsky per l’istruzione perfetta

Non è un discorso da burocrati, ma una profonda disquisizione filosofica. Al centro, quel corpo di nozioni che devono essere scelte e trasferite agli individui

Una volta tutti i grandi filosofi si dedicavano all’istruzione delle persone. Sia che fosse per le masse, sia che venisse destinata a una élite ristretta, era sempre e comunque oggetto di trattazione, di sfida e di riflessione. Oggi appare più un affare da burocrati ministeriali, da addetti ai lavori che selezionano materie e argomenti, stabiliscono crediti e valutazioni e scelgono sigle per farli rientrare in classifiche nazionali ed europee. Una bella differenza rispetto al modo in cui, invece, la vede il linguista e attivista politico americano Noam Chomsky.

In questa intervista, l’intellettuale più famoso del mondo definisce, una volta per tutte, cosa significhi essere davvero istruito. Per farlo, si rivolge a Wilhelm von Humboldt, studioso, linguista e filologo tedesco che visse a cavallo del XVIII e XIX secolo. Molto tempo fa, insomma: era amico di Johann Wolfgang von Goethe (o, per tutti, Goethe) e di Friederich Schiller. Ma soprattutto, fu il fondatore del sistema moderno dell’istruzione pubblica: le scuole elementari e l’istruzione secondaria, la standardizzazione degli esami statali, l’idea delle ispezioni, un ministero apposito per l’esame dei curricula e dei libri di testo. È stato il primo, ma aveva alla base una filosofia profonda, che riguardava – ed era necessario – tutto l’essere umano.

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