Più della prova costume, è importante trovarsi pronti per la prova abbronzatura. È un fatto: si può essere sovrappeso, ma se al ritorno in ufficio non si è abbastanza scuri, l’estate può essere considerata un fallimento. Allora sarà utile studiarsi queste regole per spalmarsi la crema solare in modo corretto. Non vengono da siti sperduti, ma dal tempio del giornalismo mondiale: il New York Times, vincitore di ben 117 premi Pulitzer.
Le nozioni di base
La quantità Per gli esperti, bisogna spalmarsi una quantità di crema in grado di riempire un bicchierino di vodka. Ogni volta.
Acqua Anche se l’etichetta sostiene che si tratti di un prodotto resistente all’acqua, dopo aver fatto il bagno andrebbe riapplicata. Lo dicevano le nonne, lo ripete il New York Times.
La frequenza Anzi, andrebbe riapplicata ogni due ore. E, soprattutto, andrebbe spalmata 15 minuti prima di esporsi al sole. Per quelli che si scordano, esistono perfino delle app dedicate all’abbronzatura (che, come tutte le cose, ha i suoi ritmi).
I punti difficili
Secondo il NYT, il corpo è pieno di punti delicati. Le orecchie sono quelle che vengono dimenticate più spesso, insieme ai piedi e, soprattutto, alla pianta dei piedi: chi si sdraia a pancia in giù le si dimentica che le sta esponendo al sole. Se ne ricorderà qualche ora dopo, a ogni passo.
In generale, gli uomini “dimenticano” di proteggere la testa (se sono calvi) e la nuca. Le donne, invece, trascurano petto e collo.
La questione spray
Funziona? È meglio? È peggio? Il verdetto del NYT è definitivo: funziona, sì. Ma è meglio la crema. Lo spray è più comodo, ma non si è mai in grado di quantificare quanta crema venga applicata sul corpo e quanta, invece, non venga dispersa nell’aria. A scanso di equivoci, andrebbe spruzzato al chiuso e non in spiaggia, per evitare che il vento se la porti con sé. Infine, mai in faccia. Ma questo è più un consiglio per vacanzieri della domenica, che per veri e propri fanatici della spiaggia.