È così che ci si diverte. Alla grande festa a Pyongyang per il congresso del partito unico nordcoreano non ci si è fatti mancar nulla: fuochi d’artificio, parate militari, parate civili, suonatori di tamburi e danze, danze danze. Con i ritmi suadenti della musica tradizionale il mondo di Kim Jong-un ha trascinato (in senso letterale) in piazza i cittadini per santificare il nuovo, carissimo, leader. È stata un’occasione per tutti, insomma: quadri del partito ed esponenti del piccolo ceto medio. E per chi, osservando tutto, poteva (doveva) applaudire. Non sono mancati i soliti critici, come il Nouvel Observateur, che la ha definita la “festa più lugubre” del mondo.
A giudicare da certe facce, forse non ha tutti i torti. Ma la risposta la può dare solo il lettore:
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