Quell’automobilista non se lo aspettava, nel dicembre 1931, che il pedone che aveva appena investito per incidente fosse Winston Churchill. C’è da capirlo: non capita tutti i giorni di tirare sotto uno statista inglese. Churchill in quel periodo si trovava a New York per un giro di conferenze, e quella sera era atteso a cena dal finanziere Bernard Baruch, all’epoca una delle personalità più note in città. Tanto noto, aveva pensato Churchill, che non sarebbe stato necessario tenere a mente l’indirizzo, visto che i tassisti lo avrebbero condotto da Baruch senza problemi. Si sbagliava: nessuno di loro conosceva l’abitazione del finanziere.
Spazientito, lasciò il taxi, pagò la corsa e pensò che sarebbe stato meglio arrangiarsi e proseguire a piedi. Si sbagliò anche qui: forse a causa delle diverse abitudini stradali, guardò a sinistra ma non a destra. Appena vide la strada libera, attraversò con sicurezza. E venne investito.
“Non pensavo che fosse così difficile attraversare le strade in America”, scrisse dopo nelle sue memorie. “Appena sceso dal taxi, avevo detto al guidatore di aspettare. Guardai a sinistra, e a circa 200 metri c’erano i fanali di un’auto che stava per sopraggiungere: abbastanza lontano per riuscire a passare indenne. Allora mi buttai, nella presunzione – del tutto infondata – che i pericoli venissero solo da sinistra”.
In ospedale scoprì di avere il naso fratturato, tre costole rotte e varie contusioni. Rimase due settimane sotto osservazione (si prese anche una pleurite) e poi riparò alle Bahamas con la famiglia. Ma non mollò (del resto, è la tempra) e in sei settimane era di nuovo in giro per gli Usa a tenere conferenze. Come antidolorifico gli fu prescritto (che bizzarria) alcol durante i pasti, e lui beveva con gusto esibendo un pass per aggirare i controlli anti-probizionisti, assumendo circa 250 cm cubi per volta. Chi mai gli avrebbe impedito di curarsi?