Un grafico per (non) capire il Medioriente

Chi combatte contro chi, quali sono le forze in campo e quali nemici si scelgono. Non c’è solo Assad, i ribelli e le coalizioni Nato. C’è anche la Turchia e Israele

Tutto comincia con l’ideona, per citare l’ex ministro ed ex candidato sindaco a Milano Corrado Passera. Quella tra Francia e Inghilterra per dividere (meglio: spartirsi) il territorio del Medioriente in seguito alla caduta dell’Impero ottomano. È il maggio del 1916 e da quel momento in poi, con l’alternarsi delle sfere di influenza, il crollo dell’impero britannico e la recessione francese, la salita sugli altari degli Usa e la nascita di Israele, sono stati pochi i momenti di pace nell’area.

Adesso la situazione è drammatica ma le radici del disastro siriano, conseguente alle rivolte del 2011, secondo molti studiosi può essere ricondotta proprio a quell’accordo.

Per farsi un’idea di quante siano le forze in campo oggi (governo di Assad, ribelli, al Qaeda, Isis, Russia, Usa, per citarne solo alcune) e contro chi/cosa combattano, può venire in soccorso questo semplice diagramma disegnato da Charles Lister, senior fellow al Middle East Institute e analista sul tema.

È piuttosto accurato, ma ci sono comunque delle mancanze notevoli – ad esempio, la non ufficiale posizione di Qatar e Arabia Saudita – e approssimazioni. L’unica cosa sicura che il grafico fornisce è la totale confusione che regna nell’area, il caos sovrano, la violenza. Difficile che, dopo averlo visto, qualcuno sii chieda ancora perché ci siano così tante persone, in quella striscia di terra, che decidono di scappare.

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