Senza quote rosaVita standard di una escort trans di provincia

Dal cambio di sesso al primo cliente a 21 anni con un'amica. «Ho cominciato per gioco, all'inizio mi cercavano solo per il mio pene»

Il viso sembra di porcellana, incipriato e liscio. È alta, ha una scollatura abbondante e tonica come quella di un’adolescente. Nel video che ci mostra, indossa un babydoll trasparente. Ma, quando lo solleva all’altezza della cintola, ecco la “grossa sorpresa” di cui parla l’annuncio che la riguarda: l’annuncio su un sito-web di incontri trasgressivi a pagamento. Vanessa ha 28 anni: all’anagrafe si chiamava Ivan e viveva in un paesino della Basilicata, in una famiglia conservatrice e radicata alle tradizioni. Complicato, dunque, il percorso di transizione, il viaggio verso una identità sessuale che Ivan si sentiva dentro da sempre, ma che non assomigliava alla voce nerboruta e alla barba che cominciava a crescere a quattordici anni.

Il dolore di un padre morto prematuramente, gli studi (per diventare un’artista del make-up) a Milano e a Roma; poi, le svolte. Prima la rifondazione di se stessa, gli interventi chirurgici e le cure ormonali per diventare una donna. Poi, la scelta – avvenuta pian piano – di diventare una escort. «Ho cominciato per gioco. Per pagarmi alcune piccole cose, per guadagnare in modo facile. Lo faceva una mia amica trans – racconta Vanessa – e già da anni. Era il 2009, avevo ventun anni. Il primo cliente voleva un rapporto a tre: lui e noi due. Non fu di particolare impatto nella mia vita. Quello che mi turbò furono i rapporti successivi».

Il viso sembra di porcellana, incipriato e liscio. È alta, ha una scollatura abbondante e tonica come quella di un’adolescente. Nel video che ci mostra, indossa un babydoll trasparente. Ma, quando lo solleva, ecco la “grossa sorpresa” di cui parla l’annuncio

La voce si incrina, ci riflette un po’. Ripete più volte che all’epoca lavorava in un call center, la vita da escort a tempo pieno non la considerava, ma che paradossalmente quegli anni le avrebbero consentito una fortuna economica maggiore, visto che la crisi non era ancora ai livelli di oggi e «un operaio, a Bologna, pagava ben 100 euro a prestazione». Ma perché quei clienti seguiti al primo le suscitarono perplessità? «Perché mi cercavano per il pene. Proprio negli anni in cui io stavo percorrendo la mia strada verso la femminilità, mi sentivo donna e volevo esserlo a tutti gli effetti. E loro invece volevano la “parte attiva”, la virilità nascosta dietro l’aspetto rassicurante di una donna».

Gli attributi sessuali maschili, dunque: quelli a cui Vanessa non rinuncia neanche oggi perché, combinati con un aspetto esteriore da sirena, le consentono un tenore di vita altissimo, un Mercedes parcheggiato sotto il suo sontuoso appartamento di una piccola città calabrese. I clienti, oggi, li accoglie qui. Ma anche in tour. «A volte organizzo viaggi in altre città, affitto una camera in qualche albergo o bed&breakfast, e di qualcuno di questi posti sono cliente fissa. La receptionist di un b&b, una volta, mi ha confessato di essere scioccata dalla bellezza dei miei clienti: splendidi ragazzi che sfilavano sotto i suoi occhi per raggiungermi in camera, uno alla volta».

Le tariffe di oggi partono da 70 euro, per Vanessa («Conosco molte transessuali dell’Est che prendono 30 euro a prestazione»): l’orario di lavoro, che descrive con una disciplina militare, vanno dalle 15.00 alle 22.00 di ogni giorno. Il minimo di ospiti che riceve in appartamento è due al pomeriggio. Vanessa ha frequentato un buon liceo classico, ha un eloquio raffinato e un acume sorprendente: ma cosa racconta alla mamma, con cui ha un rapporto espansivo e a prova di social network, riguardo al suo lavoro? «Non ne parliamo. Mia madre sa cosa faccio, ma finge di non aver mai capito. Però – precisa – si fida della mia prudenza e professionalità».

«I clienti all’inizio mi cercavano per il pene. Proprio negli anni in cui io stavo percorrendo la mia strada verso la femminilità. E loro invece volevano la “parte attiva”, la virilità nascosta»


Vanessa

A proposito: quali sono i rischi del mestiere più diffusi? «Denunce e menzogne che possono rovinarti. Oppure violenza. Una volta, un cliente mi mise le mani al collo, e non sapevo se lo facesse per sadismo o solo per sfidarmi. Qui passano uomini di tutti i tipi, di tutti i credo politici (dal tatuaggio di Che Guevara a quello dell’aquila fascista), e perfino in divisa. Ma quello che faranno è sempre imprevedibile». I pericoli più grossi della vita, però, Vanessa li ha affrontati quando ci ha messo il cuore, quando si è legata a uomini che non erano suoi clienti.

Uno la portò in tribunale con un’accusa di stalking («Sapeva che guadagnavo bene e voleva spillarmi 20 mila euro»). Un altro l’ha spedita al pronto soccorso varie volte per percosse e ha finto di avere un tumore, lo stesso male del padre di Vanessa, per scucirle soldi ai fini di una fantomatica terapia. Sembra quasi uno stereotipo, tanto è divisa da ragione e sentimento. Ma ti stupisce: sibila suadente il suo nome in codice sul più popolare sito di incontri erotici. Digiti quel numero associato alla parola “trans” su Google. È tra le escort più quotate del web.

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