Si salvi chi può. O meglio, si disincastri chi può. Perché alcuni soci di Bre.Be.Mi. sono letteralmente incastrati in questo investimento a perdere e non vedono l’ora di uscirne. Tra i primi ci sono il Comune di Brescia e Intesa San Paolo, che questa “exit” la sta preparando da almeno due anni.
D’altronde sorprende poco la fuga a un paio di anni di distanza dall’apertura di quella lingua di asfalto realizzata «interamente a carico dei privati», ma che ha già visto arrivare salvagenti pubblici per 320 milioni di euro nei prossimi venti anni. Con l’arrivo del salvagente pubblico la fuga è cominciata.
Nel 2015 la perdita di 69 milioni di euro, doppia rispetto a quella fatta registrare nel 2014, ferma a 35 milioni, ha fatto tornare il mal di pancia all’ente comunale bresciano e a Intesa. Una fuga che si accompagna all’uscita da Autostrade Lombarde, primo azionista di BreBeMi da parte della città Metropolitana di Milano e provincia di Bergamo. Se Comune di Brescia, città metropolitana di Milano e provincia di Bergamo rappresentano circa il 2% del capitala di Autostrade Lombarde differente è il peso di Banca Intesa che detiene il 42% del capitale della società, pari a 198,5 milioni di euro.
Nel 2015 la perdita di 69 milioni di euro, doppia rispetto a quella fatta registrare nel 2014, ferma a 35 milioni, ha fatto tornare il mal di pancia a Comune di Brescia e Banca Intesa
Tranchant è stato il sindaco di Brescia Emilio del Bono: «Abbiamo deciso – ha detto all’edizione bresciana del Corriere – di uscire da Autostrade Lombarde, quindi da Brebemi, di cui abbiamo quote per circa un milione di euro (lo 0,2031 per cento, ndr) perché la riteniamo una partecipazione irrilevante ed infruttuosa. Meglio utilizzare quei soldi per sistemare qualche scuola del Comune piuttosto che lasciarli in quella società». Autostrade lombarde però non ci sta e la querelle destinata a finire in tribunale. Un contenzioso che si aggiunge alle 31 controversie già pendenti al 31 dicembre 2015 per quanto riguarda la gestione di Brebemi.
Intanto nei giorni scorsi Intesa San Paolo confermando di voler tenere fede al suo piano industriale ha di fatto messo inchiaro di voler cedere la partecipazione in Autostrade Lombarde, che controlla Brebemi. Difficile uscire di punto in bianco da Autostrade Lombarde per Intesa visto il ruolo di primo azionista e primo finanziatore privato. Tuttavia l’idea è quella di trovare un socio forte, scrive ancora il Corriere, sulla falsa riga di quanto fatto per la Serenissima, acquistata dagli spagnoli di Abertis a maggio. In due anni la partecipazione di Intesa in Autostrade Lombarde è stata svalutata di 67 milioni: si passa di 200 milioni del 2014 ai 143 attuali.
In parallelo è salito l’indebitamento di Brebemi verso i soci, passando da 213 a 284 milioni. Di questi 23 milioni sono verso Intesa che dunque ha tutta l’intenzione di uscire e rimanere creditrice, magari tenendosi un pezzo di quei 100 milioni annui di interesse che la società paga alle banche. Si scappa perché i buchi intanto si allargano con l’aumento di debiti e costi nel corso del primo anno di attività. Per dire: sono aumentati i debiti, ma sono saliti i compensi per gli amministratori, passati da 522.676 euro a 626.320, così come sono saliti i costi per comunicazione, pubblicità ed eventi, che sono quasi raddoppiati. Dai 366 mila euro del 2014 ai 614 mila del 2015. Sarà l’effetto Expo. Così come anche le consulenze hanno visto un’impennata passando dal milione del 2014 agli 1,4 del 2015.
A raddoppiare nel primo anno di attività è anche la perdita, che, come detto si attesta a 68,9 milioni di euro contro i 35,4 dell’anno precedente. Si spera di rimediare con gli accessi, che nel 2015 hanno fruttato ricavi per circa 41 milioni e che, si augurano da Autostrade Lombarde, possa vedere ulteriore incremento con l’apertura dell’arteria A4, già finanziata per meta da governo e Regione i cui cantieri avrebbero dovuto aprire ormai due mesi fa. I 140 milioni ci sono i cantieri ancora no. Per ora di questa strada di visibile c’è il deserto delle corsie e il prezzo salato del pedaggio. Il trend del traffico nel corso del 2015 dopo sette messi di incremento a quota 27,7 milioni di passaggi, ha visto un assestamento a quota 25,7.
Si fanno dunque gli scongiuri per l’ingresso di Abertis, anche perché altrimenti 2,4 miliardi di euro da qui a 20 anni ricadrebbero nelle tasche di Pantalone. Cioè le nostre. Intanto dal ministero sulla vicenda bocche chiuse.