Emergenza abitativa: negli ultimi anni sono nati gli spazi occupati e autogestiti dalle associazioni per il diritto alla casa. Il fine è presto detto: accogliere gli sfrattati per morosità incolpevole. Una condizione in cui si trova chi non è in grado di pagare l’affitto, perché magari ha perso il lavoro o ha visto il proprio reddito diminuito drasticamente. E si sa, la crisi economica ha messo tante persone in questa situazione. Per esempio, a Sesto San Giovanni, un comune del Nord Milano, si trovano la “Casa Rossa” e il “Residence Aldo dice 26×1”.
Innanzitutto, i dati di questi due realtà dimostrano che l’emergenza abitativa è un problema ancora presente nell’area metropolitana di Milano. La “Casa Rossa” è un edificio occupato lo scorso 11 marzo dall’Unione Inquilini di Sesto San Giovanni e occupa una superficie di 300 metri quadri. Al suo interno 13 famiglie hanno preso alloggio. Lo stabile, chiuso dal 2006, era un laboratorio di aziende, passato in seguito a un imprenditore della ristorazione. Ma per una serie di intoppi burocratici quest’ultimo non è riuscito a ottenere il cambio di destinazione d’uso.
Cifre più elevate per il “Residence Aldo dice 26×1” (ex palazzo Alitalia). La struttura, situata in zona Marelli, ospita 283 persone su un’area di 7000 metri quadri ed è gestita da varie associazioni come Clochard alla riscossa e il Comitato per il diritto alla casa. Questi gruppi sono entrati in possesso dello stabile nel marzo 2014, dopo sei anni di chiusura in cui la proprietà e passata da Alitalia al Ministero delle Finanze.
Ma in che modo si svolge l’autogestione di queste residenze sociali? Attraverso un forte spirito di cooperazione e di gestione comune delle cose. «Le famiglie entrate qui dentro – riferiscono dalla Casa Rossa – decidono di comune accordo quanti soldi sono da spendere per la manutenzione dello stabile, distribuendo le spese tra queste e Unione Inquilini. Ad esempio, abbiamo promosso una raccolta fondi aperta anche a eventuali cittadini pronti a sostenere l’iniziativa, per acquistare dei pannelli fotovoltaici. Il costo si aggira intorno ai 500 euro e ne abbiamo raccolti 343. La cifra rimanente sarà ripartita tra le famiglie».
Ho perso casa perché con la pensione non riuscivo a pagare l’affitto. Inoltre il Comune nel quale vivevo non mi ha aiutato, anche perché era stato commissariato ed era rimasto senza soldi. Mi sono trovato a dormire in stazione
«L’attività – spiegano dal Residence Aldo dice 26×1 – va avanti con il lavoro volontario dei membri delle associazioni e delle famiglie le quali ogni settimana versano nelle casse del Residence 10 euro a testa, per garantire l’autofinanziamento della struttura. Inoltre non mancano le iniziative per aggregare gli inquilini, come il teatro sperimentale o la scuola per bambini».
Da un lato i dati e la spiegazione delle attività di queste residenze sociali. Dall’altro ci sono le storie personali degli occupanti. Vicende, come quella di Ettore, un signore di 65 anni entrato nel “Residence Aldo dice 26×1”, di problemi economici e di emarginazione. «Fino al novembre 2012 – racconta l’inquilino – ero titolare di una ditta edile, ma ho dovuto lasciare il lavoro perché ho subito alcuni infarti. Per questo motivo sono stato dichiarato invalido civile. Ho perso casa perché con la pensione non riuscivo a pagare l’affitto. Inoltre il Comune nel quale vivevo non mi ha aiutato, anche perché era stato commissariato ed era rimasto senza soldi. Mi sono trovato a dormire in stazione e le associazioni del Residence si sono occupate della mia vicenda e mi hanno portato qui».
Dal 15 giugno, davanti all’ex palazzo Alitalia, si trova la Polizia. A breve dovrebbe sgomberare gli occupanti. Nel frattempo questi ultimi hanno occupato un palazzo, vuoto dal 2008, in via Oglio, 8 a Milano, che avrebbe dovuto essere uno studentato. La proprietà è del Comune e la ditta che aveva vinto l’appalto di costruzione è fallita poco prima che finissero i lavori. Lo stabile contiene 100 appartamenti.