Bisogna cogliere l’occasione, storica, per ristabilire alcune verità importanti. La piena record che ha colpito Parigi, la più alta degli ultimi 30 anni, ha spinto il livello delle acque del fiume della città fino a superare i sei metri (ma la più alta, nel 1910, era arrivata a 8,6 metri). Le opere negli scantinati del Louvre sono state messe al riparo, ma l’allarme è rimasto alto a lungo.
In questo clima di emergenza i giornali si sono accodati alla tradizione dominante e hanno pubblicato titoli come “La Senna minaccia Parigi”. Eppure hanno commesso un errore gravissimo: non è la Senna che attraversa Parigi, ma il fiume Yonne. Lo sapevate? No? È una delle tante cose che vengono tenute nascoste.
Secondo le regole dell’idrografia, quando due fiumi si incontrano, è quello con la maggior portata annua (si chiama modulo) che dà il nome al corso d’acqua che ne deriva. È questo che distingue i fiumi affluenti dagli altri. Il Po è più grande dell’Adda, per cui quando i due fiumi si incontrano, il corso che ne deriva è sempre il Po. È una norma chiarissima.
Ebbene, nel caso della Senna e dell’Yonne, la situazione non presenta nessun dubbio: all’altezza della loro confluenza, a Montereau-Fault-Yonne, la Senna ha una portata di 80 m³/s, l’Yonne di 93 m³/s. È evidente: l’Yonne è più grande, per cui il corso che ne deriva, che poi va ad attraversare Parigi, dovrebbe chiamarsi Yonne. E invece, i francesi hanno scelto di chiamarlo Senna. In barba alle regole.
Un’ingiustizia storica, uno strappo ingiustificabile, un atteggiamento inaccettabile, anche perché frutto di una supersitizione. I francesi si rifanno alla tradizione gallica che assegnava alla Senna un ruolo di superiorità sacrale rispetto agli altri fiumi. I druidi all’epoca si erano espressi così, e la tradizione è rimasta. È difficile modificarla ora. Risultato? Poeti, pittori e innamorati che passeggiavano per Parigi sono stati sempre ingannati. Credevano di affacciarsi sulla Senna, ma si affacciavano sull’Yonne. Detto così, è tutta un’altra cosa.