La Corea del Sud e la soluzione per le donne incinte in metropolitana

Troppi viaggiatori maleducati evitano di alzarsi e cedere il posto. Oltre che una mancanza di bon ton, è anche un comportamento sanzionabile. Ma con la tecnologia

Per capire il grado di civiltà di un Paese, bisogna vedere come si comportano le persone con le donne incinte in metropolitana. Ad esempio, la Corea del Sud: qui il problema è piuttosto sentito. Più che per maleducazione, lo fanno per distrazione – causata dagli smartphone: quando una donna in gravidanza sale su un mezzo, nessuno se ne accorge. E sono troppo educate per chiedere di sedersi.

Come che sia (maleducazione, alienazione, indifferenza), il problema c’è. Ma forse anche la soluzione. Si chiama The Pink Light, è una campagna promozionale e si serve, guarda un po’, proprio della tecnologia. Consiste nell’installare degli allarmi in grado di individuare passeggeri (donne) incinte sul bus, attivati attraverso un sensore. Non è chiaro? Questo video lo spiega meglio di mille parole.

Il progetto dura cinque giorni. In questo periodo 500 donne in gravidanza di Busan, città della Corea del Sud, potranno salire sui mezzi della città e, con un sensore attaccato ai vestiti o alla borsa, azionare un un allarme sui bus, per avvertire gli altri passeggeri della loro presenza e ricordare il loro dovere civico. Dovere, sì: perché in Corea del Sud, come in altre zone del mondo (ad esempio a New York), cedere il posto a un disabile o a una donna in gravidanza è previsto dalla legge, non solo dal buon senso e dal bon ton. Nella Grande Mela si rischia di incorrere in una multa di 50 dollari, oltre che nel disprezzo generale (meritatissimo).

È un trucco, quello coreano, che evita alle donne l’imbarazzo di chiedere ai maleducati di alzarsi per lasciare loro il posto. È già qualcosa.