Le quote rosa secondo Infantino: la nuova segretaria generale Fifa non sa nulla di calcio

Fatma Samoura è la prima donna a rivestire l'incarico. La scelta parrebbe sensata, visto il curriculum di tutto rispetto, ma che non comprende il pallone. Il tutto per evitare che le altre due donne in lizza prendessero il suo posto: avevano criticato Blatter...

Pochi giorni fa una visita di cortesia agli impiegati che lavorano nella sede centrale della Fifa a Zurigo. Alla metà di giugno l’esordio ufficiale nel nuovo incarico: Fatma Samoura, 54 anni, senegalese, sarà la prima africana e la prima donna a sedere ai piani alti del calcio mondiale. La sua nomina a segretario generale, ufficializzata qualche settimana fa, è considerata dagli insider un colpo da maestro del presidente della Federazione internazionale, l’italo-svizzero Gianni Infantino.

Una riuscita operazione mediatica ma allo stesso tempo la garanzia che a gestire le fila del football globale saranno sempre i soliti noti: il gruppo di amichetti nati e cresciuti sotto la tutela del non rimpianto boss Sepp Blatter. A prima vista la scelta della Samoura sembra del tutto rispettabile: da 20 anni funzionaria dell’Onu, ha esordito alla Fao, per poi rappresentare le Nazioni Unite in una serie di Paesi africani, dal Camerun alla Guinea, fino al Madagascar e la Nigeria; ha lavorato in aree di crisi come il Kossovo e l’Afghanistan, parla quattro lingue e vanta un paio di lauree in economia prese in giro per il mondo.

A prima vista la scelta della Samoura sembra del tutto rispettabile: da 20 anni funzionaria dell’Onu, ha esordito alla Fao, per poi rappresentare le Nazioni Unite in una serie di Paesi africani, dal Camerun alla Guinea, fino al Madagascar e la Nigeria

Tutto bene dunque? Ecco, c’è un piccolo particolare che stona o che, anzi, mette sulla pista giusta. La povera Fatma di calcio non sa praticamente nulla. Gli unici legami con il mondo del pallone sono le esperienze del marito che da giovane aveva accarezzato l’idea di fare il calciatore professionista, e l’amicizia con un paio di stelle del football africano come Roger Milla, celebrato attaccante della nazionale camerunese.

Non sapendo nulla di calcio, la Samoura sa ancora meno del funzionamento di una federazione internazionale, di contratti televisivi o di sponsorizzazioni, le materie che dovrebbero costituire il cuore del suo incarico. Volendo nominare una donna Infantino aveva a disposizione un paio di potenziali candidate di peso: la canadese Alessandra Wrage, esperta di questioni giuridiche, che si era fatta un nome nella commissione incaricata di predisporre un progetto di riforma della Fifa; o l’australiana Moya Dodd, avvocato, che dal 2013 siede nel Comitato esecutivo della Federazione internazionale. Il problema è che l’una e l’altra si sono sempre dimostrate critiche verso le incrostazioni di potere legate alla gestione Blatter (così come il precedente segretario generale Valcke è stato fatto fuori per le accuse di corruzione) e quindi si erano meritate la diffidenza di Infantino.

Ora a gestire la «nuova» Fifa saranno lo stesso Infantino, l’inconsapevole segretario generale Samoura, e due vicesegretari. Uno è l’ex calciatore del Milan Zvonimir Boban che si occuperà di «sviluppo del calcio e organizzazione di competizioni», in un incarico che assomiglia molto a quello ricoperto a suo tempo da Michel Platini. L’altro, Marco Villiger, svizzero, si occuperà della parte economica e dell’amministrazione. In pratica a lui bisognerà rivolgersi per parlare di soldi e potere. Chi è questo Villiger? Per molti anni, come responsabile degli affari legali della Fifa, è stato considerato l’uomo più vicino a Blatter, la persona che nel, nome del vecchio Sepp, è riuscita «sbianchettare» e sterilizzare ogni tentativo di rinnovamento. Ecco, appunto, come volevasi dimostrare.

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