Pizza ConnectionLegittima difesa, le forze dell’ordine: no alle armi alla portata di tutti

Le proposte di legge di Lega Nord e Italia dei Valori piacciono poco perfino alla Polizia: «così si stimolano ulteriori comportamenti contro la legge»

La Regione Lombardia di Bobo Maroni ha fatto scuola, e il primo e più reattivo alunno è stato Giovanni Toti. Così anche in Liguria arriva in sede di consiglio regionale il disegno di legge sul patrocinio gratuito da parte della Regione agli accusati di eccesso colposo in legittima difesa. In sostanza la norma prevede che chi ha ucciso per difendere sé stesso o il proprio patrimonio possa essere assistito da un avvocato a spese della Regione. Cioè dei contribuenti.

Al Pirellone con una delibera del 26 gennaio scorso è già attivo il fondo da 50 mila euro, con tanto di moduli pronti da compilare per inoltrare la domanda. In Liguria invece la discussione è iniziata in aula del consiglio regionale lo scorso 7 giugno. Una discussione iniziata tra le polemiche e che ha visto schierarsi pure una parte degli appartenenti alle Forze dell’Ordine.

«Un’istituzione che si dichiara pronta a fornire una copertura finanziaria per la tutela di un cittadino indagato per aver agito in eccesso colposo, rischia – dice Daniele Tissone del sindacato di polizia Silp/Cgil – non solo di travalicare una potestà normativa che non le compete ma anche di alterare un sistema delicatissimo, finendo per stimolare comportamenti contro la legge».

Insomma, anche le Forze dell’Ordine fanno notare come questa idea sia una forzatura pericolosa anche per la tenuta civile. «Non è detto – spiegano – che ampliando la legittimità di difesa gli stessi criminali non si attrezzino per rispondere a una maggiore potenza di fuoco». Per altro l’ingresso della dimensione della difesa del patrimonio oltre a quella persona fa salire di un gradino la possibilità degli eccessi. «Difesa della persona e difesa del domicilio – sottolinea Tissone – non possono essere messi sullo stesso piano».

I promotori della leggere regionale la pensano diversamente e vanno avanti per la loro strada accusando di ostruzionismo chi si mette di traverso. D’altronde il relatore di maggioranza Angelo Vaccarezza di Forza Italia è stato chiaro: «noi riteniamo che la difesa sia sempre legittima». Dall’altra parte c’è chi avrebbe preferito destinare i denari del fondo all’Osservatorio regionale sulla sicurezza urbana, lo stesso osservatorio che con i suoi dati non ha evidenziato la necessità di una norma di quel tipo.

Fatto sta che le campagne sulla legittima difesa restano ottime per rastrellare consenso, e lo ha capito quel che resta dell’Italia dei Valori oggi guidata dal segretario nazionale Ignazio Messina. La proposta di legge popolare per rinforzare la legittima difesa ha raccolto 1.124.960 firme e ora si trova al Senato dal primo giugno pronta per essere assegnata alle commissioni competenti. Vista la fine delle leggi di iniziativa popolare potrebbe non vedere mai la luce, considerato però il tema e i consensi che questo è in grado di raccogliere qualcuno ci vede uno spiraglio. Analogamente anche la Lega Nord, che in questo panorama non poteva mancare, ha presentato il suo disegno di legge per l’estensione della legittima difesa domiciliare.

«Sicuri a casa nostra», questo lo slogan per la legge griffata IDV che si propone sostanzialmente di non applicare «nessun reato e condanna per chi si difende a casa propria da ladri e delinquenti e nessun risarcimento a chi viene a rubare a casa nostra» oltre all’aumento delle pene da 2 a 6 anni per violazione di domicilio. «Diciamo no alla giustizia ‘fai da te’», scrive Ignazio Messina sul sito Idv. Sarà, ma il Bricorama della giustizia sembra il prossimo approdo. Anche perché a due giorni dall’archiviazione disposta dal giudice di Vicenza Stefano Furlani nei confronti di Graziano Stacchio, il benzinaio che sparò contro cinque banditi mentre assaltavano la vicina gioielleria, uccidendone uno, dimostra che la legge ha già gli strumenti necessari per valutare cosa sia e cosa non sia legittima difesa.

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