“Noi siamo ricchi e i migranti non li vogliamo”

La rivolta di un paesino svizzero: si rifiutano di accettare la loro quota di dieci stranieri decisa dal governo, anche pagando una multa salatissima. "Non siamo razzisti. È che così si dà il messaggio sbagliato"

La nostra quota di immigrati? No, grazie. Siamo disposti anche a pagare pur di non averli. È la storia del villaggio svizzero di Oberwil-Lieli, nella parte tedesca del Paese, che ha deciso di versare ogni anno i 262mila euro di multa previsti piuttosto che accogliere la propria quota di dieci (!) rifiugiati.

La maggioranza degli abitanti si è espressa con un referendum (strano, in Svizzera) e il 52% ha scelto di no, non li vogliamo. Piuttosto, paghiamo. Se lo possono permettere: il paesino ospita ben 300 miliardari su 2.200 ed è uno dei più ricchi in tutta Europa. Se si fosse dovuta scrivere una parabola sui ricchi avidi e non generosi oltre ogni buon senso, questa di Oberwil-Lieli sarebbe sembrata troppo poco realistica. E invece.

“Noi non li vogliamo, tutto qui”, spiega al Daily Mail uno degli abitanti. “Abbiamo lavorato per tutta la vita, tutto ciò che abbiamo ce lo siamo guadagnato. Questo è il nostro villaggio, e non vogliamo che venga rovinato. Qui non ci sono spazi per i rifiugiati, qui non ci starebbero”. Il numero però è esiguo, ma la posizione è irremovibile. Anche il sindaco Andreas Glarner la pensa così: “Non è un atto razzista”. Lo sembra, però.

“Prima di tutto”, continua il sindaco, “nessuno ci ha detto se i rifugiati arrivano dalla Siria o se si tratta, invece, di migranti economici che arrivano da altri Paesi”. Un ragionamento molto diffuso, quello della precedenza-ai-siriani su tutti gli altri, che il mondo deve alla Merkel.

“Se sono siriani, allora a maggior ragione è meglio aiutarli nei campi vicino a casa loro. Gli mandiamo soldi, piuttoso, ma se li ospitiamo qui facciamo passare il messaggio sbagliato. Ne verranno altri, che metteranno a rischio le loro vite nel tentativo di attraversare il mare pagando qualcuno per trasportarli”. Non solo: “Non credo che conoscano la nostra lingua. Se ci sono bambini, dovranno andare a scuola, e ci vorrà un’attenzione particolare nei loro confronti”. È così, sono le misure da prendere di fronte all’arrivo di popolazioni straniere. Non è una passeggiata per nessuno, nemmeno per gli svizzeri.

Nel 2016, ad aprile, in Svizzera sono arrivate 1.748 richieste d’asilo. Nel 2015 erano 1.376. Il Paese, dal canto suo, si è impegnato a ospitare 3.000 famiglie in fuga dall’Isis. Non tutti i villaggi, però, lo hanno seguito.

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