E così, scegliendo di andarsene, gli inglesi hanno regalato all’Europa una grande libertà: quella dalla lingua inglese. Secondo il regolamento, l’Unione Europea conta “solo” 24 lingue ufficiali. Ma, per non perdere troppo tempo dietro allo sloveno e al lituano, dal punto di vista operativo se ne usano solo tre: il francese, il tedesco e, com’è ovvio, l’inglese.
Ebbene, ora non c’è più nessuna ragione di utilizzare questa terza – certo, restano ancora i maltesi e gli irlandesi, poveri loro – ma è arrivato il momento di cambiare. E senza i britannici tra i piedi, il ventaglio di possibilità che si apre è immenso. La tentazione c’è: e se mettessimo l’italiano? Del resto Roma è tra i Paesi fondatori, l’Italia conta 60 milioni di abitanti e siamo qualificati agli ottavi degli europei. Perché non l’italiano, allora?
Perché il momento è solenne e non è più il caso di abbandonarsi ai nazionalismi. L’italiano non lo sanno nemmeno gli italiani, inutile imporlo agli europei. Il francese è passato di moda e il tedesco è troppo difficile. La risposta giusta, in questi momenti di smarrimento, è guardare al passato, cioè all’unica vera lingua europea: il latino. La modesta proposta di LinkPop è questa, e viene da lontano.
Il latino è la lingua degli intellettuali, della repubblica e dell’impero. Lingua del popolo e delle élite colte, linfa dell’umanesimo e della cultura. È sconosciuta a tutti, e perciò è democratica. Con il latino nessun Paese gode di una posizione di vantaggio rispetto ad altri. Solo gli studenti del classico, forse, ne avranno qualcuno: la seconda prova di maturità si trasforma, e da polveroso test di vecchiume, diventa un lasciapassare per le istituzioni europee. Infine, è la lingua della Chiesa, che è fuori e sopra all’Europa. E conserva il senso del sacro, del tempo e dell’infinito.
Ma tanto sappiamo che non cambierà nulla, perché l’Europa continuerà a parlare inglese. Non certo per il Regno Unito, che se ne è andato, ma per gli Usa. Che, certo, non avranno il senso dell’infinito ma hanno un sacco di basi militari.