Ernest Hemingway, l’eroe dei due mondi dal tragico destino

Lo scrittore americano conobbe e amò l’Europa. Girò in Spagna, in Francia e in Italia. Riparò a Cuba, dove era spiato dalla Cia. Poi, alla fine tornò negli Usa, dove decise di spararsi

L’Italia è un Paese che tutti gli uomini dovrebbero amare una volta. Così, almeno, pensava Ernest Hemingway, romanziere americano, ma anche combattente, eroe, figura carismatica e complessa del ’900. Il suo Vecchio e il Mare era finito nelle grinfie di Umberto Eco, che ne aveva tratto le prime tracce del kitsch.

Eppure, per un uomo come Hemingway, che aveva conosciuto le bellezze dell’Europa e i dolori della guerra, incontrato un buen retiro cubano in mezzo a donne dalla bellezza totale come Ava Gardner (quando lei, una volta, fece un bagno nuda nella sua piscina, lui non volle più togliere l’acqua). Adorava il sangue e la passione – e li vedeva all’opera nella corrida – e scriveva in piedi, mai senza aver bevuto prima.

La sua scrittura, breve e profonda, ha influenzato il ’900. Non sempre apprezzato, non sempre amato, Hemingway era un mondo che si muoveva, con le sue tristezze e le sue ansie. “Scrissero un tempo che è dolce e meritevole morire per la patria. Ma in una guerra moderna non c’è niente di dolce né di meritevole, nella tua morte. Morirai come un cane e senza ragione”, scrisse.

Si suicidò nella sua villa nell’Idaho sparandosi. Una scelta che aveva compiuto, anni prima, anche suo padre.

Questa infografica, dal tono ben più allegro, vuole celebrare lo scrittore a 55 anni dalla sua scomparsa. Fatti, storie, citazioni e immagini. È stata realizzata da Stampaprint.

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