Pizza ConnectionExpo, la guerra dei terreni arriva in tribunale

Arexpo, società proprietaria dei terreni su cui si è svolta l’Expo di Milano, vuole portare in tribunale i vecchi proprietari. Al centro della contesa lo smaltimento dei rifiuti derivante dalle bonifiche

Arexpo, la società proprietaria dei terreni su cui si è svolta Expo 2015 porterà in tribunale i vecchi proprietari. La notizia è circolata nei mesi scorsi e oggi ha tutti i crismi dell’ufficialità mettendo sul tavolo la prima vera grande guerra istituzionale dell’era Sala. Sono poche righe di uno dei paragrafi della nota a corredo del bilancio del 2015 di Arexpo a dare la certezza: “In ambito ambientale – si legge – Arexpo S.p.a. ha preso atto che Expo 2015 S.p.a. ha sopportato costi per circa 29.500.000 euro per attività di conferimento in discarica quale rifiuto dei riporti risultanti non conformi”. Expo, prosegue la nota “si è impegnata a trasmettere ad Arexpo la documentazione tecnica attestante la riferibilità di detti rifiuti alle diverse aree”, così “Arexpo si è impegnata a promuovere entro il 30 settembre 2016, a proprie spese, azione giudiziaria nei confronti dei precedenti proprietari, per chiedere ed ottenere l’indennizzo di tali costi, impegnandosi a riversare ad Expo 2015 Spa il risultato economico utile di tali iniziative giudiziarie, al netto dei relativi costi legali sopportati.

Tradotto: Arexpo farà causa ai precedenti proprietari dei terreni perché da quanto risulta dalla documentazione trasmessa da Expo ci sono stati costi superiori per 29 milioni e 500 mila euro per le attività di conferimento in discarica dei materiali delle bonifiche. Una decisione che metterebbe uno contro l’altro Arexpo e, tra gli altri, il gruppo Cabassi e paradassolmente un socio sia di Expo sia di Arexpo, cioè Fiera Milano.

Suona certamente strano che le attività di bonifica siano rimaste entro quanto stimato al passaggio dei terreni, cioè circa 6 milioni di euro, mentre lo smaltimento abbia rilevato costi di tale entità. Più di un sospetto dunque sorge sulle attività di smaltimento.

Fatto sta che entro il 30 settembre dovranno arrivare sul tavolo dei vecchi proprietari gli atti di citazione. Con questi dovrebbe arrivare anche la documentazione tecnica, che dopo anni dai conferimenti in discarica, secondo quanto risulta a Linkiesta non è mai arrivata ai vecchi proprietari che devono sobbarcarsi i costi. Tra i vecchi proprietari intanto ci si chiede come le analisi sui terreni smaltiti siano state fatte, e soprattutto notano: “avrebbero dovuto darci la possibilità di fare delle controanalisi prima di portare tutto in discarica. Oggi come possiamo constatare che quella terra fosse effettivamente contaminata e non terra buona portata in discarica per gonfiare i costi?”

Una domanda a cui probabilmente verrà data risposta questo autunno, nonostante i numeri e la documentazione dovrebberò già essere nei verbali di Expo Spa che però nega perfino ai consiglieri regionali. Ne aveva fatto richiesta Silvana Carcano del Movimento 5 Stelle che ha ricevuto un verbale pieno di omissis in una occasione, mentre per altri le è stato risposto picche. Lo stesso Difensore Regionale ha scritto rispndendo al ricorso di Carcano che “non comprendendo le ragioni degli omissis, accoglie il ricorso e invita Arexpo a consegnare all’istante la documentazione richiesta in formato integrale”.

Insomma, da Sala al nuovo direttivo di Expo guidato da Giovanni Azzone la musica della trasparenza non è cambiata e, al solito, sarà un tribunale a ristabilire cifre, circostanze e responsabilità. Riaprendo probabilmente un nuovo fronte di indagine sul movimento terra che ha caratterizzato gli inizi del cantiere dell’esposizione.

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