La prossima volta che qualcuno vi chiamerà al telefono per proporre di cominciare a utilizzare una piattaforma di trading online per operazioni di “Forex”, magari mettendo come incentivo due o trecento euro di bonus iniziale, ricordate due numeri. Il primo lo ha dato la Amf, la Consob francese: il 90% degli utenti che partecipa a tali iniziative dopo quattro anni si ritrova in perdita, molto spesso di tutto il capitale investito. Il secondo lo dà un trader che di mestiere si occupa di Forex: la formula più comune di investimento proposta, quella delle opzioni binarie, è statisticamente a sfavore di chi investe (tecnicamente si parla di rischio 1 contro profit 0,80). Vale a dire che se anche si avesse fortuna nelle prime fasi, la legge dei grandi numeri ci condanna a perdere.
Si parla di fortuna perché queste “opzioni binarie”, la formula di investimento legata al Forex maggiormente promossa, sono pure scommesse: si punta sulla crescita o discesa di una valuta nei successivi 5 minuti, 10 o al massimo 30 minuti. Ma lo spiraglio della puntata può essere anche di 30 secondi. Si cerca di sfruttare un’onda, ma è un’operazione molto più difficile di quanto si creda. «È come se chiedere di estrarre veleno dal serpente mamba nero, uno dei più letali al mondo. Certo, ce la si può fare, ma è difficilissimo anche per i professionisti», dice Vincenzo Somma, direttore responsabile di Altroconsumo Finanza.
Facciamo però un passo indietro. Cos’è il Forex? È la contrazione di foreign exchange market, cioè del mercato internazionale di scambio di valute. È di gran lunga il mercato più grande al mondo, perché ciascuna transazione in monete diverse passa da lì. «L’argomento secondo cui il Forex, essendo grandissimo, sarebbe anche sicuro viene spesso usato da chi propone di investirvi – dice Alessandro Pedone, responsabile della divisione Investimenti finanziari dell’associazione di consumatori Aduc -. In realtà è il più difficile dei mercati, perché le monete sono soggette a variazioni rapide e poco prevedibili e perché si tratta di un mercato complesso sia tecnicamente sia da gestire sul piano delle emozioni». Le valute vengono scambiate in un mercato “over the corner”, cioè soggetto a a contrattazione “in continua”, che non è regolamentato. È per questo motivo che è il preferito da chi chiama a casa o raggiunge per mail dei potenziali piccoli investitori. In un mondo in cui le banche, per proporre investimenti, devono far compilare questionari Mifid (che devono o dovrebbero – vedi banca Etruria – certificare le competenze finanziarie dei clienti), sul Forex non ci sono obblighi paragonabili. Anche perché le società che propongono tali investimenti hanno sempre residenza all’estero, spesso nei paradisi fiscali. «Nei contratti andiamo sempre a vedere le sedi di queste attività, se sono in paradisi fiscali scatta l’allarme rosso».
Il 90% degli utenti che partecipa a investimenti su piattaforme online di trading sul Forex e azioni binarie, dopo quattro anni si ritrova in perdita, molto spesso di tutto il capitale investito. Lo ha censito uno studio della Consob francese
Un campanello d’allarme non dovrebbe scattare solo in caso di residenza alle Cayman, ma anche Cipro, Malta o perfino Irlanda. «Spesso rintracciamo anche gli indirizzi con Google Street View e ci rendiamo conto di quanto improbabili siano le sedi», aggiunge Somma. Il problema, però, va al di là del colore. Sedi all’estero significa la necessità di intentare una causa internazionale in caso si ritenga di essere stati vittime di una truffa. Per recuperare cifre che solitamente valgono tra i 5mila e i 10mila euro, si rischia di spenderne altrettanti in avvocati e di non cavare un ragno dal buco. Spesso, dice il responsabile di Altroconsumo Finanza, ci sono più sedi per pezzi di azienda, ciascuno dei quali è regolamentato dall’equivalente locale della Consob. Tuttavia, per fare una causa bisogna mettere assieme i singoli pezzettini ed è in quel caso che sorgono i problemi.
Il punto è che non ci sono solo le difficoltà di un gioco “normale”, paragonabili alla già citata estrazione di veleno dal mamba nero. Ci sono anche i casi di società che prendono i soldi e scappano. Il fenomeno non è nuovo. Era il 1994 quando Repubblica metteva in guardia i consumatori dall’investire con la società “Grimaldi-Hoffman” e la Consob acquistava pagine di giornali per fare altrettanto. «Era un classico schema Ponzi – ricorda Somma -. Invitavano le persone ad aprire un conto. Erano estremamente convincenti, inizialmente dicevano che il capitale era raddoppiato e spingevano a mettere sempre più soldi, per poi sparire. Fu difficilissimo per la magistratura (belga) ottenere un sequestro di beni su un conto, perché le attività erano divise tra Praga, Barcellona, Belgio e Olanda. Solo dopo 20 anni i risparmiatori hanno potuto recuperare qualche spicciolo».
Le società che propongono tali investimenti hanno sempre residenza all’estero, spesso nei paradisi fiscali. La truffa è dietro l’angolo e il recupero del denaro, attraverso cause internazionali, è difficilissimo
La Consob, per la verità, qualche provvedimento contro questi operatori abusivi lo ha preso. Come si legge nella relazione annuale 2015 (pagina 161), lo scorso anno l’autorità ha pubblicato 44 comunicazioni a tutela dei risparmiatori riferite a soggetti che hanno operato tramite il canale internet, mettendo in atto violazioni della disciplina in materia di intermediari. Le sospensioni cautelari sono state sei, i divieti a operare cinque e le segnalazioni alle autorità giudiziarie 63. In tutti i casi l’autorità, che alle piattaforme per il trading online su opzioni binarie e contratti di valute dedica una pagina della relazione, è la prima a descrivere le difficoltà operative. «Gli operatori che offrono servizi sul web in assenza di autorizzazione – si legge – sovente mettono in atto accorgimenti tesi a celare la propria identità. In molti casi la sede è in paradisi fiscali o in Paesi extracomunitari in cui i registri delle imprese non sono liberamente consultabili; in altre circostanze la sede presente nel dominio è presso indirizzi di comodo», e così via.
L’Esma, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, di recente ha tolto l’autorizzazione a una società e ha oscurato una serie di siti, di concerto con le autorità di Cipro. «Noi abbiamo inviato la proposta di introdurre all’interno dei siti internet che si occupano di consulenza finanziaria una sorta bollino», dice Massimo Scolari, presidente dell’Ascosim, L’Associazione delle società di consulenza finanziaria. «Ci dovrebbero essere delle pagine standard che diano al risparmiatore le informazioni essenziali sulle società che sono dietro a un sito e sulle authority che vigilano. In questo modo un consumatore potrebbe distinguere tra società che fanno consulenza in modo regolamentato da quelle che non lo fanno». In tutti i casi, aggiunge Scolari, buona norma sarebbe, ogni volta che si riceve un’email o una telefonata, segnalare la cosa alla Consob, che si può muovere solo su sollecitazione esterna.
Nello studio dello scorso aprile dell’Amf, la Consob francese, ci sono numeri da far rizzare i capelli: le perdite accumulate in Francia a partire dal 2010, relativamente a operazioni su Forex/azioni binarie, sono state pari a 4,5 miliardi di euro. Il campione di utenti analizzato aveva avuto perdite per 175 milioni di euro e guadagni per 13 milioni. I siti non autorizzati contati nel 2016 sono 360, contro i quattro rilevati nel 2010. Le segnalazioni giunte all’autorità sono salite dalle 64 del 2010 a 1.656. Infine: il 44% delle nuove pubblicità a tema finanziario riguardava proprio prodotti di trading altamente speculativi. Una vera emergenza.
Il 44% delle nuove pubblicità a tema finanziario riguardava proprio prodotti di trading altamente speculativi
I nomi degli operatori che telefonano sono vari e cambiano in continuazione. Per avere uno spaccato dei più comuni si può visitare la pagina https://www.tellows.it/stats , che raccoglie le segnalazioni degli utenti relative al teleselling aggressivo. Spesso si tratta di numeri Voip con prefisso di Roma o Milano, ma le telefonate sono effettuate generalmente da call center dell’Europa dell’Est. Le telefonate hanno uno schema fisso e si basano sulla convinzione che, sui grandi numeri, qualche allodola sarà attratta dagli specchietti. «Le modalità possono essere diverse, ma in tutti i casi sono investimenti da sconsigliare in maniera assoluta», è perentorio Pedone di Aduc. La prima e più semplice soluzione è bloccare le chiamate in arrivo da questi operatori, direttamente tramite le rubriche di Android o iPhone o tramite apposite app.
Abbiamo però chiesto un parere anche a chi questi mercati li conosce bene, operando quotidianamente sul Forex. Si tratta di Michelangelo Massara, 20 anni di esperienza come consulente in una grande banca e ora consulente indipendente con la sua società PWA, Private Wealth Advisory. La prima cosa da guardare, ci spiega, è la sede dei broker. Vanno visti con molto sospetto quelli con headquarter alle Cayman, a Malta o in Irlanda. Vanno meglio quelli nel Regno Unito. Nella sua esperienza quotidiana, ci dice, ha selezionato cinque broker affidabili. Alcuni di questi svolgono la funzione di sostituto d’imposta come le banche italiane (tassano direttamente loro la plusvalenza), altre sono “lordiste” e mandano a casa un riepilogo dei guadagni/perdite da usare nella compensazione della dichiarazione dei redditi.
Alcuni offrono tra i prodotti le opzioni binarie. Massara però non ha dubbi: «Sono da evitare. È come la roulette. Può succedere qualsiasi cosa durante i 30 secondi o i 5 minuti in cui si scommette sull’alzarsi o abbassarsi del prezzo di un cross di valute». C’è poi la questione della statistica a sfavore degli investitori. «Il presupposto sbagliato delle opzioni binarie è che si pone un rischio 1 contro un profit 0,8, ossia se va bene, si guadagna l’80% dell’investimento, se va male si perde il 100% dell’investimento fatto».
«Quando invece si decide di investire sul forex, si dovrebbe adottare una strategia con rischio 1 contro profit 1,1,5 o 2 e uno stop loss proporzionato alla perdita massima accettabile. È su operazioni di quest’altro tipo che ha senso parlare di tecniche di investimento, come l’analisi delle bande di Bollinger o la tecnica delle candele heikin-ashi, che permettono di effettuare un investimento basandosi su una certa metodologia e studio statistico/matematico». Ma bisogna avere una tecnicità che si ottiene solo con anni di esperienza e seguendo appositi corsi, aggiunge il consulente. «L’85-90% delle persone raggiunte dalle promozioni sul Forex non sa neanche di cosa si sta parlando». Poiché sul mercato del Forex si lavora con forte effetto leva 1 a 200/400 (con 1.000 euro di margine si può acquistare un valore nozionale di 200mila euro), spiega, «consiglio vivamente tre regole importantissime per i neofiti che vogliono approcciare questo mercato. La prima: fare dei corsi prima di investire in questi mercati, in molti casi gratuiti e forniti dagli stessi broker (possibilmente ponderando l’analisi tecnica con quella macroeconomica). La seconda: inserire stop loss. Infine, provare operazioni “demo” e con micro lotti prima di iniziare a investire direttamente i soldi veri».