L’infografica dell’Isis che mostra le sue tre zone d’influenza

Il 29 giugno era il secondo anniversario della dichiarazione del Califfato. Ormai, tra bombe e città passate di mano, suona più come un ricordo. Eppure ci sono militanti che ci credono ancora

Tra le forme di comunicazione dello Stato Islamico, tanto ammirate dai media occidentali, ci sono anche le infografiche. Questa ne è un esempio. L’Isis la ha pubblicata sui suoi canali Telegram, come racconta il sito francese di analisi del terrorismo islamico Memri, il 29 giugno 2016, per festeggiare il secondo compleanno della dichiarazione del “Califfato” – c’è da dire che, tra città perdute, bombardamenti a tappeto, territori che si restringono e leader che vengono ammazzati c’è poco da festeggiare, ma i compleanni sono compleanni, anche per loro.

L’infografica, realizzata dall’agenzia grafica A’maq, mostra le zone di operazione dell’Isis. Sono distinte in tre categorie: quelle a “controllo forte”, quelle a “controllo medio” e quelle in cui sono presenti “unità di sicurezza”. Nella prima categoria ci sono Iraq e Siria, come era evidente. E anche lì, a quanto pare, l’Isis fatica un po’. Nella seconda categoria c’è la Libia, la Nigeria, l’Egitto, lo Yemen, la Cecenia, il Daghestan (per chi si stupisce della provenienza degli attentatori di Istanbul), l’Afghanistan, il Niger, le Filippine (anche le Filippine?) e la Somalia.

Infine, la terza: Algeria, Turchia, Arabia Saudita, Bangladesh (e purtroppo lo si è visto di recente), il Libano, la Tunisia e la Francia. Stupisce l’assenza del Belgio, insospettisce il silenzio totale su tutta la fascia dei Paesi della ex-Jugoslavia. Ma fa tirare un sospiro di sollievo l’assenza dell’Italia.

Memri fa notare, nella sua analisi, che alcuni mesi prima della pubblicazione dell’infografica, l’Isis sosteneva (se non erano sparate da bar) di vere e proprie “province” ufficiali in Algeria e in Arabia Saudita. Le cose sono cambiate, a quanto pare. E se ora i due Paesi sono stati catalogati nella terza categoria, vuol dire che c’è stato un arretramento delle loro posizioni – sembra diffcile il contrario, vorrebbe dire che hanno una provincia ufficiale anche in Francia).

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