Esiste una sola condizione esistenziale in cui l’uomo rimane senza parole: l’innamoramento. Il pasticcio di emozioni che cominciano a correre nel cuore confonde tutto, la confusione generale, l’energia insospettata che riposava sottopelle, il dolore improvviso, la capacità di sognare che sembra davvero di poter volare. Bene, bello, bis. Tutto resta inespresso, se non citando versi di poeti (quando va bene) o di canzoni di Fedez (quando non va bene). Il problema è che ogni lingua, limitata per definizione come è ogni cultura, non ha le parole per raccontare tutto ciò che si prova. Ma se le si mette insieme, forse il quadro si arricchisce.
Ci ha provato Andrew Norton, con A Series of Untranslatable Words About Love. Parole d’amore intraducibili, che colgono una sfumatura ciascuno. Si scopre allora che forelsket indica, in norvegese, quel sentimento di euforia che si prova appena nasce una storia d’amore. E se si parla Ndebele, si conoscerà senza dubbio il termine Ubuntu, che oltre a essere lessico comune per gli informatici, vuol dire: “trovo in te il mio valore e tu trovi il tuo in me”. Molto bello.