Anche se il mondo è laicizzato, la morale si sta sbarazzando di Dio e i costumi si siano ben rilassati, resta un punto fermo: il Cristianesimo ha un problema con il sesso. Non è una novità, sia chiaro. Secondo il grande medievista Jacques Le Goff, anzi, affonda al 1215. È l’anno del quarto concilio Lateranense, quando si introduce l’obbligo, per tutti i cristiani, di confessarsi almeno una volta all’anno ma, soprattutto, l’obbligo delle pubblicazioni matrimoniali.
Il discorso del grande storico, morto nel 2014, parte da questo aspetto. Il problema con il corpo, e con il sesso di conseguenza, sono una sorta di corollario della questione del matrimonio. Con l’obbligo delle pubblicazioni, sottolinea Le Goff, la Chiesa fa una zampata (Le Goff usa termini diversi) ed estende il suo potere. Rende il matrimonio un sacramento – punto essenziale – e perciò indissolubile e di necessità monogamo. Bene. E allora perché ce l’hanno tanto con il sesso?
Questa scelta, che ad alcuni potrebbe sembrare oscurantista, in realtà si rivela benefica. Anzi, libertaria: il matrimonio diventa una questione di libertà degli sposi, che con i bandi possono far annullare le nozze, evitando nozze volute da forze maggiori (ad esempio, quelle tra consanguinei). Insomma, la coppia diventa sempre di più un fatto personale. Il problema è che c’è il rovescio della medaglia: la Chiesa si insinua tra le lenzuola delle coppie.
Il controllo delle nascite e delle unioni però non è semplice. Ci sono tanti problemi da affrontare: la crescita demografica, con conseguente mancanza di donne libere (quelle non sposate andavano in convento) e abbondanza di uomini celibi porta a un modello molto diffuso: quello dell’adulterio. Diventa – trasfigurato, reso più elegante – l’attività principale dei cavalieri e, al tempo stesso, Leitmotiv delle novelle del Decameron. Per tutta risposta sorge e avanza il culto della Vergine Maria. È il XII secolo: la Madonna, in quanto Vergine, si posiziona sopra a tutti i santi (e Dante e Petrarca lo sanno bene), immagine della saggezza e della salute. Un attacco a ogni sbraco sessuale.
Insomma, è un periodo contraddittorio. Da un lato c’è la tendenza a una certa libertà in materia sessuale, dall’altro la volontà ferrea della Chiesa di imporre una disciplina rigida. A questo fa da contraltare un altro contrasto: l’esigenza di purezza, che si risolve nella castità e nel disprezzo del corpo, si deve confrontare con il recupero del corpo stesso che avverrà nel giorno del Giudizio. Che fare, allora? Disprezzare o curare? Commettere atto fisico (per cui peccaminoso) o mantenersi puri? La sessualità diventa lussuria tout court, fornicazione e delitto. Il matrimonio è sacro, ma il sesso è un problema.
La tensione, insomma, nasce da qui: dal tentativo della Chiesa di sacralizzare il matrimonio (e, in questo modo, assumerne il controllo sociale) e dalla difficoltà di controllare tutti gli impulsi che, in realtà, lo rendono un istituto imperfetto. Da un lato l’amor cortese, l’adulterio e le furbizie. Dall’altro la devozione ascetica del monaco e la repressione della sessualità. Sono tutte dinamiche che si formano in quell’epoca e che, però, esistono ancora oggi. Per dire che, con tutti i Lumi e le Rivoluzioni del mondo, dal Medio Evo non si esce mai davvero.