Tutto comincia con una delusione: viaggiare nel tempo non è possibile. Di più: non lo sarà mai. Lo sostengono, nel libro Come viaggeremo nel tempo (pubblicato in Italia dal Saggiatore) i due astrofisici della Tufts University Allen Everett e Thomas Roman. Il sogno affascinante di spostarsi tra le varie epoche della storia dell’umanità, del mondo e dell’universo è destinato, a quanto pare a rimanere confinato nei recinti dell’immaginazione. Qui ci sono i voli nel tempo, i paradossi dei nipoti che uccidono i figli e dei vecchi che consegnano ai se stessi giovani i risultati delle corse di 50 anni, per farli diventare ricchi con le scommesse. Là fuori, invece, c’è la grave realtà, in cui non si può, né si potrà mai, superare la velocità della luce (condizione essenziale per potersi spostare nel tempo).
Certo, la teoria (e, in alcuni casi, anche la realtà), ammettono l’esistenza di contorsioni spazio-temporali in grado di aggirare – non di annullare – il limite della velocità della luce. I wormhole ne sono un esempio. Si tratta di corridoi o – meglio – di scorciatoie nello spazio-tempo: buchi attraverso cui oggetti, persone (e anche la luce) possono percorrere la stessa quantità di spazio in un tempo minore rispetto a quella standard. È un modo di superare la velocità della luce (cioè, della luce che non passa attraverso il wormhole) e di battere, di conseguenza, i limiti del tempo. È ipotizzabile? Sì. È possibile? No.
Come spiega Thomas Roman a Linkiesta, «finora i risultati scientifici, anche quelli emersi dopo la stesura del libro, hanno solo confermato che né i wormholes, né la fantascientifica “propulsione a curvatura” [molto familiare per i fan di Star Trek] sono cose realizzabili». Sarebbe bello, certo, ma «noi dobbiamo tenere conto di ciò che dice la Natura. E la Natura non ha nessun obbligo di soddisfare le nostre speranze e i nostri desideri». Del resto, «è capitato più volte, mentre lavoravo su vari progetti, di lasciarmi guidare dal mio intuito. Spesso ero così sicuro di avere ragione da voler scommettere un mese di stipendio. Era vero, quello che pensavo. Doveva essere vero. Per fortuna nessuno ha mai accettato di scommettere con me, perché ogni volta mi sbagliavo di grosso». Meno male. «Lo diceva anche il grande fisico Richard Feynman: “Il primo principio è: non ingannare te stesso. Perché proprio tu sei la persona più facile da ingannare”». L’intuito, insomma, «certe volte funziona, certe altre no». La scienza invece insegna a controllare ogni passaggio.
Come compensare? Con la fantascienza, in particolare quella che cerca di rispettare il più possibile i teoremi della fisica. «Ho apprezzato molto Interstellar. Alcune sue parti forse mi hanno un po’ confuso – in particolare quella del buco nero e quella del wormhole, che sono riuscito comunque a seguire – ma un po’ di chiarezza l’ha fatta il libro di Stephen Thorne, The Science of Interstellar. Certo, gli effetti speciali erano meravigliosi».
Ma il film «più interessante è L’esercito delle 12 scimmie, di Terry Gilliam. Paradossi da viaggi nel tempo, contorsioni della trama, tutti legati insieme e poi spiegati alla fine». Sì, «bisogna stare molto attenti e, forse, guardarlo anche un paio di volte». Ma, a parte gli scherzi, «è il migliore per quanto riguarda il trattamento del viaggio nel tempo, meglio anche di Star Trek». E perché? «Perché evita tutto il discorso del “attenzione a non cambiare la storia” mentre si va nel passato. O, peggio ancora, del “andare indietro nel tempo, cambiare l’ordine degli eventi e poi rimetterli a posto”». Tutte cose che non hanno senso: «nello stesso universo non possono esserci cose che accadono e non accadono allo stesso tempo. È un’impossibilità logica. Come diciamo nel nostro libro, se cerchi di andare nel passato per sparare a tuo nonno, allora ci verificherà sempre una situazione che te lo impedirà. Si bloccherà la pistola. O scivolerai su una buccia di banana». Oppure, in modo più banale, non riuscirai a tornare indietro nel tempo.
Fisica tiranna. Ma anche foriera di intuizioni profonde. Ad esempio, «come spiega la relatività, si può dire che tutto esiste già: il passato, il presente e il futuro, in un’unica struttura eterna». Attraverso cui si può viaggiare, certo, «ma non a proprio piacere: occorre seguire una direzione – e una sola – magari con deviazioni possibili solo in teoria attraverso i wormhole». E se, per assurdo, si riuscisse a inventare una macchina del tempo che permettesse di spostarsi, in lungo e in largo, nello spazio-tempo, ci sarebbero comunque dei limiti. «Poniamo di crearla oggi: tra 300 anni potremo tornare indietro nel tempo e vedere lo svolgersi degli eventi, assistendo a ogni secondo di questi 300 anni. Ma senza poter intervenire, senza poter toccare nulla». Insomma, «se Donald Trump diventa presidente degli Usa, nemmeno tornando indietro dal futuro, a distanza di 300 anni, potremo fare qualcosa per impedirlo».