Emergenza rifiutiSicilia, Crocetta travolto dalla “munnizza”

Cumuli di spazzatura stazionano sotto il sole lungo le strade, mentre file interminabili di camion fanno la coda fuori dalle tre sole discariche in funzione. E ora si pensa di spedire i rifiuti siciliani in Bulgaria

Cataste di sacchetti di rifiuti abbandonati sotto il sole ai bordi delle strade. File interminabili di camion carichi di spazzatura fuori dalle sole tre discariche in funzione. E un fetore fortissimo che si diffonde nell’aria. Nelle cartoline dell’estate siciliana del 2016 c’è anche questo, con i chilometri di sacchetti che accompagnano i turisti da Punta Raisi a Palermo. Per l’ennesima volta, l’isola è al centro dell’emergenza rifiuti. Come gli altri prima di lui, il governatore Rosario Crocetta non è stato in grado di trovare una soluzione per la munnizza. E ora dopo gli accordi presi con il ministero dell’Ambiente e l’ordinanza regionale sul trattamento obbligatorio dei rifiuti, le uniche tre discariche attive, Bellolampo, Lentini e Trapani, sono in tilt. Stracolme di rifiuti fino all’orlo. Tanto che si sta pensando addirittura di far traslocare la munnizza siciliana fino in Bulgaria. Secondo i tecnici del dipartimento Acque e rifiuti, nei prossimi dodici mesi la Sicilia dovrà inviare oltre lo stretto almeno 800mila dei 6 milioni di tonnellate di spazzatura prodotti ogni anno dai siciliani.

Intanto, visto che non si sa più dove mettere la spazzatura, per protesta un gruppo di sindaci – con tanto di cartelli con la scritta #RifiutiamoCrocetta – l’11 luglio ha portato gli autocompattatori carichi di sacchetti proprio davanti al Palazzo della Regione. Nel frattempo ci si arrangia come si può. Il primo cittadino di Bagheria, il Cinque stelle Patrizio Cinque, ha emanato un’ordinanza in cui si vieta ai cittadini di gettare i sacchetti nei cassonetti o posizionarli nelle zone per la raccolta differenziata. La spazzatura, insomma, si deve tenere in casa. La stessa decisione è stata presa a Cefalù: a causa della impossibilità di “conferire” i rifiuti in discarica, la raccolta è sospesa. A Carini, davanti alle oltre 500 tonnellate di rifiuti accumulati ormai sui marciapiedi, il sindaco ha addirittura chiesto l’intervento dell’esercito. Il problema è che gli autocompattatori di alcuni comuni partono e tornano pieni di spazzatura. Dalla discarica di Bellolampo i camion provenienti dalla Sicilia occidentale sono stati spediti dall’altra parte dell’isola, a Lentini, dove si sono create lunghissime code di camion provenienti da ogni parte dell’isola. Su questa discarica si stanno riversando persino i rifiuti provenienti dalle isole Eolie. I tempi di scarico si allungano, e così il processo entra in tilt. Con le strade invase dalla spazzatura.

Cartoline dall’estate siciliana 2016: cataste di sacchetti di rifiuti abbandonati sotto il sole ai bordi delle strade. File interminabili di camion carichi di spazzatura fuori dalle sole tre discariche in funzione. E un fetore fortissimo che si diffonde nell’aria. Con sole tre discariche in funzione.

A fine maggio il ministero dell’Ambiente e la Regione siciliana hanno sottoscritto un accordo per la gestione dei rifiuti. Crocetta sperava di ricevere poteri speciali per affrontare il problema. E invece l’accordo prevede sì la possibilità di mandare i rifiuti in altre Regioni o anche all’estero, ma da Roma hanno anche stilato una lista delle cose che la regione siciliana deve fare in cambio: il completamento degli impianti in fase di realizzazione, l’incremento della differenziata di almeno il 3% in un anno e l’avvio della realizzazione di due termovalorizzatori. Non si tratta di un commissariamento, ma poco ci manca.

A seguito dell’accordo, la Regione a inizio giugno ha emanato un’ordinanza in cui si obbligano le discariche a pretrattare i rifiuti per ridurre la produzione di biogas e percolato. Così, sull’isola, sono rimaste in piedi solo tre discariche: una a Bellolampo, alle spalle di Palermo; quella di Grotte di San Giorgio, a Lentini, in provincia di Siracusa; e un’altra a Trapani. Le altre sono chiuse: non possono più accogliere rifiuti. Quella di Siculiana, in provincia di Agrigento, non si è ancora dotata del meccanismo che permette il pretrattamento, e quindi non è in funzione. In realtà, raccontano i giornali locali, il proprietario della discarica, Giuseppe Catanzaro, lo scorso 28 giugno ha presentato una variante al progetto dell’impianto di trattamento. Variante che la regione potrebbe autorizzare nel giro di un mese, ma che però non ha ancora esaminato. Intanto i sacchetti si accumulano e la discarica rimane chiusa.

E tre sole discariche per tutta l’isola non bastano. «Questi tre impianti non sono nelle condizioni di poter gestire i rifiuti della regione», spiega Salvatore Lobiundo, sindaco di Partinico, vicepresidente di Anci Sicilia con delega all’ambiente. «Tutti i comuni della Sicilia orientale si sono riversati sulla struttura di Lentini», dice Lobiundo, «e lo stesso hanno fatto alcuni comuni del palermitano. L’attesa è lunga, e questo rallenta tutto il processo». Ora, per evitare che arrivino nella discarica siracusana anche i rifiuti della provincia di Palermo, si sta pensando di aumentare la portata di Bellolampo, che può trattare al massimo 750 tonnellate. «Ma è solo un modo per tamponare l’emergenza», commenta Lobiundo. «La verità è che la Sicilia non ha una capacità ricettiva in grado di accogliere la quantità di rifiuti prodotti ogni anno». E questo si sa da tempo. Ma mai nessuno, Crocetta incluso, ha mai programmato un piano rifiuti per l’isola. E l’unica soluzione ora sembra “spedire” i rifiuti in altre regioni o anche all’estero. La destinazione più papabile, dicono i bene informati, sembra essere la Bulgaria. Ma “l’emigrazione” dei rifiuti potrebbe non essere indolore: i costi del viaggio a pagarli, alla fine, potrebbero essere di nuovo i cittadini. L’Anci ha calcolato che la tassa rifiuti aumenterebbe di un terzo, anche se c’è chi sta cercando di calmare gli animi promettendo che i costi alla fine se li accollerebbero le discariche bulgare.

A molti piace stare nell’emergenza, perché dall’emergenza c’è chi ci guadagna, dicono tutti sull’isola. Da trent’anni la parola emergenza in Sicilia è affiancata alla spazzatura, con continui commissariamenti che hanno portato come unici risultati l’aumento dei costi e degli sprechi, la saturazione delle discariche e la riduzione ai minimi della raccolta differenziata

La situazione intanto è sfuggita di mano. Mentre i turisti affollano l’isola, schivando i sacchetti e le file di compattatori in coda all’ingresso delle discariche. E i sindaci cominciano a parlare di «emergenza ambientale». Ma sono anni ormai che la parola emergenza in Sicilia è affiancata alla spazzatura, portando a una gestione commissariale in deroga alle leggi sin dal 1999. Una senza una regia unica, che ha favorito nelle emergenze continue le infiltrazioni della criminalità organizzata. Negli anni in tanti si sono esercitati a trovare una soluzione. Dagli inceneritori del piano di Salvatore Cuffaro (governatore e commissario all’emergenza per la spazzatura), poi chiusi dal successore Raffaele Lombardo perché di fatto gli impianti erano in mano ai mafiosi, fino alla soluzione crocettiana di dare a tutte le famiglie una compostiera da tenere in casa.

Il piano rifiuti dell’aprile 2010 sulla gestione del ciclo integrato avrebbe potuto invertire la rotta, ma già due mesi dopo Lombardo chiese al governo la dichiarazione dello stato di emergenza (la seconda dopo quella del 1999). E dal 2013 Crocetta non ha fatto altro che modificare e rivoltare la legge come un calzino, affidando di nuovo la raccolta ai comuni e mantenendo nelle mani regionali l’organizzazione dello smaltimento. Salvo poi fare marcia indietro dopo l’accordo con il governo. Così alcune amministrazioni si sono viste approvare i piani di ambito territoriale. Altre, arrivate dopo, no. «In questo modo», spiegano i sindaci, «siamo costretti a fare gare per la raccolta dei rifiuti ogni due o tre messi, senza la possibilità di un affidamento più lungo che potrebbe aiutare ad abbattere i costi».

Nessuno ora conosce il futuro della munnizza siciliana, finita ancora una volta nel tritacarne dell’emergenza e dello scontro politico. Un’emergenza «prevedibilissima ed evitabilissima, se solo ci si fosse mossi per tempo», dicono i Cinque stelle siciliani, che hanno anche scritto al ministero dell’Ambiente denunciando che «l’ordinanza predisposta da Crocetta si basa su dati falsati ed errati riguardanti l’impiantistica con gli effetti che oggi sono ben visibili agli occhi dei cittadini». Intanto, mentre Crocetta e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando litigano sulla discarica di Bellolampo, il governatore ne ha anche approfittato per emanare l’ennesima ordinanza e mettere nell’angolo l’assessora renziana Vania Contraffatto, concentrando su di sé il potere di nominare i commissari delle società di gestione dei rifiuti. Tanto che da Roma i renziani, con Davide Faraone in prima fila, spingono per il commissariamento della regione. Dell’accordo tra governo e Crocetta, in effetti, manca ancora la realizzazione di due punti centrali: l’invio dei rifiuti fuori dall’isola (come già ha fatto la Puglia tramite un accordo con l’Emilia Romagna) e l’approvazione di un disegno di legge sull’ente unico di gestione per i rifiuti.

«A molti piace stare nell’emergenza, perché dall’emergenza c’è chi ci guadagna», dicono tutti sull’isola. È una storia antica. Lo ha raccontato anche l’ex responsabile del catasto rifiuti regionale, Pasquale Nania, nel libro-dossier La gestione dei rifiuti urbani in Sicilia: da trent’anni il sistema dei rifiuti in Sicilia ha speculato sull’emergenza per prolungare l’agonia della gestione commissariale, ottenendo come unici risultati l’aumento dei costi e degli sprechi, la saturazione delle discariche e la riduzione della raccolta differenziata. La raccolta dei rifiuti urbani in Sicilia è ancora quasi del tutto indifferenziata. Nel triennio 2012-2014 l’isola è stata la regione italiana con la più bassa percentuale di raccolta differenziata totale e procapite. Nel 2014 a Messina si differenziavano 35 chilogrammi per abitante. A Venezia si arrivava a 347 chili.