Fare una cosa importante e faticosa subito o rimandare a dopo, piuttosto, per fare qualcosa di inutile ma più divertente? La parte della corteccia prefrontale, nel cervello, vuole faticare. Il sistema limbico, invece, vuole solo stare bene. Di fronte a questo conflitto, esiste una risposta: procrastinare, cioè rimandare compiti gravosi per poi pentirsene e vivere male.
La procrastinazione, nemica numero uno della produttività, sabotatrice di uno stile di vita virtuoso (o almeno, così vogliono farci credere), è spesso un bel problema. Perché impedisce di seguire tabelle di marcia tra uffici, perché rovina il tempo libero incombendo con il peso del compito non eseguito.
Esistono, come spiega questo bel video di Stuart Lagfield, varie teorie per comprendere il fenomeno, ma ce ne sono ben poche per risolverlo. E peggio ancora, non ce ne sono proprio per chi volesse risolverlo in poco tempo e con facilità. Se poi ci si mette Facebook e lo smartphone, non c’è più via di uscita.
Levarsi di torno la procrastinazione richiede impegno, pazienza e la partecipazione di tutto il cervello. Uno dei mezzi potrebbe essere la meditazione, ennesima forma spirituale (stavolta orientale) predata dall’occidente e ridotta a mezzo per raggiungere il benessere. A quanto pare, aiuta a concentrarsi meglio e a fronteggiare subito gli impulsi del sistema limbico con più decisione. Altrimenti, be’, lo si farà dopo.