A poche settimane dall’annuncio del piano per l’acquisizione di SolarCity da parte di Tesla Motors, la produttrice di impianti fotovoltaici residenziali ha annunciato tagli e licenziamenti. Questa mossa rappresenta una delle varie ragioni per cui dubitare del “piano maestro” di Elon Musk, secondo cui unire due società in perdita sarebbe una buona idea.
In un annuncio di pochi giorni fa, la società ha detto di “aspettarsi una nuova crescita nel 2017”, precisando però che sarebbero occorsi dei tagli nel breve termine. Unita ai commenti da parte di Musk sugli scoraggianti guadagni della società e sugli ultimi sviluppi nel mercato del solare residenziale, la mossa non pare unicamente una misura provvisoria ma un allarmante segnale di problemi più gravi.
SolarCity sta faticando a trovare un business model da sostituire ai contratti di locazione ventennale dei pannelli solari: a lungo hanno alimentato la crescita della società ma che ormai non interessano più banche e privati. Meno di tre mesi fa, la società ha presentato un programma di prestito per attirare i clienti interessati ad acquistare piuttosto che affittare i pannelli, ma l’offerta non è riuscita ad accrescere gli ordini dei suoi prodotti.
La grandiosa visione di un gigante industriale che integri energia solare ed automobili elettriche sembra sempre più una realtà distorta. L’apertura di una imponente fabbrica di pannelli solari di SolarCity a Buffalo, New York, è già stata posticipata alla metà del 2017. Alcuni analisti hanno stimato che la fabbrica arriverà a perdere fino a 150 milioni di dollari all’anno una volta raggiunto il regime di produzione massimo.
Come se non bastasse, nessuno sa quante persone siano realmente interessate ad attrezzare le proprie abitazioni con pannelli di SolarCity, una batteria Tesla Powerall ed un sistema di ricarica per le loro Tesla. In sostanza, questa ultima mossa da parte di SolarCity potrebbe essere un segnale che la fusione delle due società con perdite combinate pari a 1,6 miliardi di dollari non è da farsi.