Immagina la presidenza Trump: concorso di fantasia per scrittori

Si chiama It’s All Trumped Up, e chiede di inviare racconti (brevi) in cui si immagina l’America governata dal candidato repubblicano. È richiesto di sottolineare gli effetti della sua politica assurda sul resto del mondo. Chi vuole partecipare, partecipi

A corto di idee per attaccare Donald Trump, una coppia di professori universitari ha deciso di chiedere consigli al mondo degli scrittori. E così si sono inventati “It’s All Trumped Up”, una specie di progetto di ebook che sarà composto da dieci brevi storie di fantasia sui (primi?) quattro anni di presidenza Trump. Nella speranza, piuttosto evidente, che non avvengano mai.

Il sito è questo, e l’iniziativa è spiegata così: “L’ingresso spettacolare di Trump nella politica americana ha gettato le basi per una tragedia globale”. La toccano piano. “La sua vita, un maelstrom di bugie senza senso, di cantieri e di mattoni d’oro è, a dir poco, Shakesperiana. Ogni giorno impersona la parte del buffone, rappresentando il peggio assoluto di noi, una codardia che ci toglie i lati migliori dell’essere americani”. Non mirano a sembrare equilibrati. L’obiettivo è un altro: visto che i giornalisti, e i media in generale, “non sono stati in grado di comprendere il fenomeno-Trump” nella sua interezza (eufemismo che usano per disastrosità) – forse perché costretti a raccontare fatti veri e non immaginari, quando capita – l’appello è lanciato agli scrittori. Nessuno si senta escluso.

Il concorso richiede un breve racconto, non più di 3mila parole, in cui viene dipinta, nella sua drammaticità, la presidenza Trump. Dovrà, in particolare, contenere “descrizioni dell’assurdità dell’impatto della sua politica su chi non ha diritto di voto, sui nostri alleati internazionali e sulla pace nel mondo”. Bum. Scenari da pioggia di cavallette, da strage degli innocenti, da Terza guerra mondiale – o anche solo da guerra in medioriente, finanziata e armata dalle potenze Nato (ops, quella c’è già).

In ogni caso, è un’opera di fantasia. Ognuno, va riconosciuto, è libero di dare il tema che preferisce (chi volesse partecipare ha tempo fino al 31 agosto). Certo, però, che stupisce un’operazione intellettuale del genere da parte di esponenti del ceto accademico. Più che altro perché, vista la comprensibile preoccupazione di fronte alla figura di Trump, perfino loro, che pure costituiscono la classe intellettuale, scelgono di rifugiarsi nella demonizzazione e nello scherno anziché cercare di capire le ragioni del suo consenso. Se lo votano, un motivo ci sarà. O devono spiegarvelo ancora i giornalisti?