La strana moda brasiliana dei bar a tema Bin Laden

Non si distinguono per il buon gusto, ma nella zona diventano famosi e fanno qualche soldo. Barba lunga e abiti arabeggianti fanno il resto. Il terrorismo jihadista, anche se non è assente, laggiù non fa paura a nessuno

Potrebbe sembrare una scelta di dubbio gusto (e lo è), ma non si può negare che non sia stata utile per gli affari. Da quando Francisco Elder Braga Fernanadez ha cambiato il nome del suo locale la clientela non è mai mancata, è finito sui giornali e non passa mese che una televisione non vada a intervistarlo. Il bar si chiama Bar do Bin Laden, e il nuovo nome è arrivato pochi giorni dopo l’11 settembre 2001.

Fernandes, noto a San Paolo per la lunga barba e la pelle olivastra, si accorse della sua somiglianza con Bin Laden per caso. “Un giorno alcuni turisti hanno cominciato a fotografarmi”, racconta. “È stato lì che ho capito che la cosa poteva avere degli effetti sul business”. E così prese la decisione: cambiò il nome del bar e mise insegne e stampe a tema. “Ora nessuno mi chiama più Francisco”. Per tutti, sono “Osama”.

La trovata, nonostante sembri un po’ cinica, ha funzionato bene. Francisco ha aumentato il suo giro di clienti, ha conosciuto la celebrità e, addirittura, ha cominciato a impersonare il suo sosia in varie occasioni. In generale si veste con maglietta e jeans, ma su richiesta può anche indossare abiti arabeggianti e turbante. Quando bin Laden è morto, Francisco è stato vestito di bianco e appeso da un produttore televisivo a un cavalcavia per spaventare i passanti. “Di solito non faccio queste cose”, sorride. Altre volte è andato in televisione, con il solo compito di camminare sul set di alcuni varietà con una bomba in mano. “Osama non era una brava persona. Però non ha mai ucciso nessuno. Di persona, intendo. Sono stati i suoi seguaci a farlo”, azzarda Francisco. La geopolitica non è mai stata il suo forte. Non quanto la caipirinha, almeno.


In ogni caso, come hanno sottolineato vari giornali, il marchio Bin Laden è molto popolare in Brasile. Esistono almeno una decina di locali e pub intitolati al terrorista saudita. Ad esempio a Niteroi, vicino a Rio c’è la Caverna di Bin Laden, dove – recita una scritta – “si ritrovano i Talebani”, oppure a Porto Alegre c’è l’Hélio Bar, che una volta ha ricevuto la visita di uno dei sosia di Osama.

Entusiasmi strani per un Paese che, tutto sommato, non ha avuto modo di conoscere la violenza jihadista. È presente, secondo gli analisti, un piccolo ramo di Al Qaeda insieme ad altri sei gruppi di matrice islamica. In più, poco prima delle Olimpiadi del 2016, un gruppo di jihadisti dell’Isis aveva minacciato di scatenare attacchi durante la manifestazioni. Sono stati arrestati. Le poche altre preoccupazioni provengono da un’area di confine con Uruguay e Argentina, dove si concentra la maggior parte degli immigrati del Medioriente. Ma, per il resto, il Paese ha altri problemi cui pensare: la crisi economica e il governo debole. Osama bin Laden, icona del decennio scorso, non spaventa nessuno. Né da vivo né da morto. E ci si può scherzare sopra.