C’è una cosa che rischia di sparire entro i prossimi dieci anni: il silenzio. Lo dice Gordon Hempton, bioacustico americano che da anni gira per il mondo per mappare i rumori della Terra. La sua è una ricerca particolare: non mira a trovare il silenzio totale (che sarebbe inimmaginabile) ma solo gli angoli del pianeta dove non si avverte il rumore dell’uomo, la cosiddetta antropofonia.
Gordon, nel suo progetto One Square Inch of Silence (“Un centimetro quadrato di silenzio”) cattura la biofonia, i suoni degli esseri viventi, e la geofonia, i suoni degli elementi naturali, e valuta se, nelle sue registrazioni, sia percepibile il rumore umano. Finora ha individuato poche zone al mondo risparmiate dall’antropofonia, una dozzina negli Stati Uniti, altre nel nord Europa. Nessuna, ad esempio, in Francia. “Queste zone andrebbero protette”, sostiene.
Per definire l’ambiente sonoro di uno spazio Gordon Hempton sceglie l’alba come momento ideale per il test. È il momento in cui la biofonia è al suo picco. Con l’aiuto di un sonometro registra le fluttuazioni e i movimenti, cattura i versi degli animali e i soffi del vento. Se per 15 minuti non viene registrata alcuna frequenza d’origine antropica, la zona può essere considerata noise-free. Come è ovvio, Gordon esclude a prescindere strade e dintorni, aree solcate da rotte aeree, città, paesi e zone industriali.
A parte l’opera di Gordon Hempton, non esistono altre ricerche in grado di mappare l’acustica della terra. È comunque considerato certo che i luoghi silenziosi, al mondo, siano in diminuzione. “È molto grave – ma non per noi, per gli animali”, spiega Michel André, direttore del laboratorio d’applicazioni bioacustiche della Catalogna . L’udito, sostiene “è uno strumento essenziale per la sopravvivenza. Esistono animali ciechi, ma non esistono animali che, in vari modi, non percepiscano le vibrazioni del mondo circostante”. Ma noi siamo una specie rumorosa, i turisti chiassosi che arrivano alla fine e si fanno sentire da tutti.