Le arciere azzurre sono diventate “cicciottelle”, Rossella Fiamingo un’icona sexy: ecco, in generale, l’informazione italiana (ma non solo) non si è rivelata molto progressista quando si è dovuto parlare delle imprese delle atlete alle Olimpiadi. Se si tratta di donne, il registro sportivo all’improvviso cambia: cambiano i commenti, le osservazioni, le conclusioni. Come è ovvio, adottando una prospettiva sessista, anche senza volerlo.
Come denuncia questo articolo del Guardian, è un male diffuso anche all’estero. Questo, però, non deve consolare: semmai preoccupare. Per fortuna lo stesso articolo fornisce un prontuario di regole da osservare quando-si-seguono-eventi-sportivi-con-atlete-donne. Per leggerlo nella sua completezza, basta andare qui. Ma i punti salienti sono questi:
1) Requisiti
È bene:
scrivere delle donne allo stesso modo in cui scriverebbe degli uomini. Cioè, senza menzionare il genere tranne quando è necessario (cioè quando si cita il nome della disciplina sportiva). Un’altra eccezione riguarda la notoria questione del gender gap: se ne può parlare se le donne guadagnano meno, se hanno meno sponsor, se hanno una copertura minore e fatta peggio
È male:
Parlare dei trucchi, delle acconciature, delle messe in piega, dei vestiti (specie se succinti), delle facce più o meno sexy che fanno, delle voci, delle fattezze fisiche (cicciottelle, appunto). Proibito anche considerare le donne come appendici di uomini. Nel caso dello sport, di fidanzati, mariti, amanti e allenatori.
2) In caso di dubbio:
Girare la frase e immaginare di scrivere per un uomo ciò che si scriverebbe per una donna? Suona strano / fa impressione / sembra ridicolo?
Sì: Allora riscrivere da capo.
No: Allora ok.