Scrivi troppo difficile? In Tajikistan ti danno la multa

C’è un problema: chi scrive non viene capito dalla maggior parte delle persone. Serve una normalizzazione della lingua, in un Paese che risente (troppo) delle lingue di altri Paesi

Chi l’avrebbe detto che proprio il Tajikistan avrebbe dato, al mondo, una grande lezione di giornalismo. Il governo, per contrastare l’abuso di paroloni ed espressioni magniloquenti negli articoli di giornali, ha deciso di passare alle maniere forti: multarli. “Ci sono casi in cui i giornalisti usano nello stesso articolo, o nello stesso servizio, almeno 10 parole che il lettore o lo spettatore medio non capiscono”, ha commentato Gavhar Sharifzoda, presidente della commissione per il linguaggio dello stato. Per i giornalisti si va da 75 a 100 dollari, per le istituzioni anche 200. Non è chiaro come funzionerà l’intera procedura.

Dovrebbe essere uno dei principi-base, una delle prime regole che si insegnano nelle redazioni e nelle scuole: tutti devono capire. E se qualcuno non capisce, è colpa del giornalista, non sua. Il fatto che diventi legge tradisce, in primo luogo, una certa confusione nel mondo giornalistico tajiko. In secondo luogo, una certa confusione nel controllo delle lingue nel Paese.

In Tajikistan, sia per questioni storiche che per motivi geografici, si parlano diverse lingue. Il tajiko – unica lingua ufficiale – è, nella sostanza, uguale al farsi (ma è scritto con caratteri cirillici anziché arabi). Alcuni avvertono con allarme la crescita del dari, la lingua di origine persiana parlata nel vicino Afghanistan (che è, più o meno, la stessa cosa) e del farsi stesso, che è uguale. Il russo, antico lascito sovietico, è ammesso come lingua di scambio tra le varie componenti della società.

Alla base, insomma, di questa preoccupazione del governo c’è un più ampio problema con le lingue del Paese e con il controllo della lingua ufficiale, che si riverbera nelle espressioni dei giornali e dei tg. Certo, oltre alle velleità intellettualistiche di certi giornalisti, il paese ha anche altri nemici: la tradizione russa/sovietica, eliminata con il bando del vecchio Babbo Natale comunista, e la religione islamica, tenuta a bada radendo con la forza le barbe delle persone.

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