“In che anno siamo?”
“Nel 28, come è ovvio”.
Se capita di ascoltare questo dialogo, niente di strano. Con ogni probabilità non siete è tornati indietro nel tempo in modo accidentale (anche perché non è possibile e perché nel 28 d.C non sapevano di essere nel 28 d.C) ma siete in Giappone. Il 2016, anno dell’era cristiana, corrisponde nel Paese del Sol Levante all’anno 28 dell’epoca Hensei. È un calendario seguito con ogni scrupolo, negli uffici e perfino sui taxi.
Il periodo Hensei è cominciato l’8 gennaio 1989, il giorno dopo la morte dell’imperatore Hirohito. Con il vecchio imperatore si concludeva l’epoca Showa, mentre con il nuovo imperatore, il figlio Akihito. Per cui, se si vuole essere precisi, il 1989 del calendario gregoriano corrisponde all’anno 64 del periodo Showa fino al 7 gennaio, e poi all’anno 1 del periodo Heisei.
Il nome, come annunciò e spiegò in quel momento l’allora primo ministro giapponese Keizo Obuchi, fu preso da alcuni libri di storia e filosofia cinesi. È il risultato della fusione di due frasi che onorano due leggendari imperatori cinesi e che significa, più o meno, “Pace ovunque”. Per calcolare l’anno Heisei si deve sottrarre 1988 a 2016, o in generale all’anno corrente dell’epoca cristiana.
Dopo l’ultimo discorso dell’imperatore (il secondo della sua vita), in cui è stato espresso il desiderio di abdicare – contro le leggi del Giappone, che non lo prevedono – è molto più concreta la possibilità che l’era Hensei finisca a breve. Ne comincerà una nuova, si spera sempre nel nome della pace.