E la Corea del Nord si inventa la sua versione di Netflix: di regime, on demand

Il rapporto con le nuove tecnologie di origine americana è ambivalente: non le adottano, ma le riproducono. Il problema con il netflix coreano è che, purtroppo, internet è ancora una tecnologia per pochissimi

Secondo le agenzie internazionali, anche la Corea del Nord si starebbe dotando del suo Netflix. Una versione nordcoreana per gente nordcoreana, sia chiaro. Si chiamerà Manbang, che significa “ovunque” e, come il più famoso omologo americano, distribuirà via internet film e altri contenuti di intrattenimento.

Il servizio prevede cinque canali, attraverso i quali sarà possibile vedere video (approvati dal governo), seguire le notizie (anche quelle, approvate dal governo) e intrattenersi con documentari su Kim Jong-un, sulla sua vita e sui benefici che il suo governo sta apportando al Paese. Ci saranno anche film, improntati alla disciplina di partito e alla promozione della buona morale nel Paese.

È un’abitudine che affonda le sue radici già ai tempi di Kim-il Sung, il capostipite della dinastia: appassionato di cinema, il Caro Leader rapiva i registi stranieri e li obbligava a lavorare per lui. Il suo sogno, che però non ebbe mai modo di realizzarsi, era di far nascere una nouvelle vague nord-coreénne, in contrasto con il cinema della Corea del Sud. In ogni caso, l’uso dei film per promuovere affetto e amore per il partito è un vecchio vizio, con sceneggiature ormai tradizionali. I protagonisti, quando si trovano ad affrontare situazioni di difficoltà, trovano la forza per superare gli ostacoli pensando alla loro devozione nei confronti del partito. Una lezione morale per tutti.

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Il problema, tra gli altri, è che pochissimi potranno accedere al servizio. Internet, come dicono i dati della World Bank e di Netcraft, in Corea del Nord il numero di secure server per un milione di persone è pari a zero. Questo significa che internet è un attrezzo che possono usare, oltre alle gerarchie del partito, pochi altri. Più sotto, in Corea del Sud, sono 2.320 per milione di persone. Insomma, nel contesto è un timido primo passo.

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