Se le chiese in Italia sono vuote, quelle in Norvegia non stanno molto meglio. Lo hanno annunciato le autorità religiose venerdì 19 agosto: in soli quattro giorni hanno perso 15mila fedeli. Come è possibile?
Da tempo la Chiesa luterana scandinava era nel centro delle polemiche per le sue scarse abilità archivistiche. La gestione dei registri era piuttosto allegra, non c’erano numeri attendibili e non era chiara la dimensione esatta della distribuzione sul territorio. E allora, visto che sono norvegesi, sono intervenuti, hanno trasferito i registri cartacei delle parrocchie su internet e, con un sito, hanno invitato tutti i fedeli a verificare la propria presenza. Chi avesse voluto, avrebbe potuto iscriversi o, nel caso, disiscriversi. Morale: in quella settimana, con un paio di clic, se ne sono andati in 15mila.
Un duro colpo. “In realtà ce lo aspettavamo”, sostengono i sacerdoti, mascherando l’imbarazzo. Sottolineano che, nello stesso periodo, ben 549 persone si sono collegate al sito per iscriversi alla Chiesa. Insomma, non proprio un successo.
Per la Chiesa di Norvegia è un periodo movimentato: nonostante conti, come membri, il 74,3% della popolazione, solo il 20% dei norvegesi si dichiara religioso (e questo ha reso la Norvegia uno dei Paesi più secolarizzati del mondo) e solo il 3% va in chiesa per pregare più di una volta al mese. Il tasso di battesimi, dal 1960 a oggi, è sceso del 36%, e lo stesso vale per le cresime. I matrimoni ancora peggio: dal 1960 a oggi è sceso in picchiata dal 85,2% al 35,1%. Si consideri che, per legge, ogni bambino con un almeno un genitore membro della Chiesa diventa membro in modo automatico – molti, allora, lo sono diventati senza saperlo.
Nel 2016 (con un ritardo mostruoso) la Chiesa e lo Stato si sono separati: ora la Chiesa di norvegia è un organismo autonomo e indipendente e non più, come prima, un ramo del servizio civile. Ma non ha portato fortuna.