Potrebbe sembrare una cosa da poco, una sciocchezza. Eppure una delle parole più difficili da tradurre dall’inglese è proprio “you”. Già, “tu”, oppure “voi” (e già qui si capisce che non è una passeggiata). Oppure, se si parla con una persona importante, diventa “lei”. O, ancora, “voi”, ma è singolare. E questo solo in italiano.
Come illustra questo simpatico filmato, il semplice “you” inglese è ingannevole. “È, a dire il vero, impossibile tradurre you senza conoscere molte altre informazioni che dipendono dal contesto”, spiega la voce. C’è, come si è detto, il problema della familiarità tra i due interlocutori (se è alta, si usa il “tu”), cui si somma quella del loro grado sociale. Poi, in certe lingue (come in hausa), quella del genere: “you” in inglese non distingue tra maschile e femminile, mentre loro lo fanno. Senza ulteriori informazioni, la traduzione sarà difficilissima.
Gli sloveni, poi (come il greco antico del resto), oltre a singolare e plurale, hanno anche il duale, riferito a gruppi di due persone. Come si tradurrà in sloveno un semplice “you”, buttato lì nel mezzo? Se si pensa che in thailandese il pronome viene evitato senza problemi – proprio perché si comprenda dal contesto – si capisce che le difficoltà aumentano a vista d’occhio.
Tre facili lettere, insomma, possono diventare un enorme difficoltà, lasciando dubbi sempiterni. Ad esempio, quando Avril Lavigne canta “I am with you”, con quante persone sarà davvero?