TaccolaWhatsapp e i nuovi servizi gratuiti valgono 20 miliardi di risparmi all’anno

Ogni famiglia risparmia all’anno 1.400 per fare gratuitamente o quasi attività che prima pagava: il calcolo del Rapporto Coop 2016 sull’impatto delle app per mandare messaggi, fotografare, ascoltare musica, vedere film, giocare ai videogiochi, usare il navigatore. E leggere le notizie online

Mandare i messaggini con Whatsapp o chiamare con Skype o Viber. Ascoltare la musica su Spotify o Deezer o vedere film in streaming. Leggere notizie sui quotidiani online o sui blog. Giocare a un videogame scaricato su smartphone. E ancora fare foto e usare il navigatore dal telefono. Cos’hanno in comune tutti questi gesti? Soprattutto un aspetto: oggi sono gratis o costano pochissimo rispetto a solo una manciata di anni fa. Il Rapporto Coop 2016 li ha definiti “consumi gratuiti” e ha fatto un rapido calcolo – attraverso la società di ricerce Ref – su quanto si risparmi ogni anno. Il risultato è sbalorditivo: 600 euro a persona, o 1.400 euro a famiglia, per un totale di 20 miliardi di euro.

Pensateci: un navigatore, tecnologia relativamente recente, costava sui 150 euro, a cui si dovevano aggiungere circa 30-40 euro per aggiornare le mappe. Oggi basta uno smartphone (prezzo medio tra i 400 e i 500 euro) e una connessione decente per portare il prezzo a zero. Lo stesso vale per le macchine fotografiche. La differenza, per chi è esigente, si sente ancora, mentre per la maggior parte delle persone i nuovi modelli di smartphone hanno prestazioni più che sufficienti. Non si spiegherebbe altrimenti il calo del 20% delle vendite in volume del comparto fotografia nel primo semestre del 2016, non certo la prima discesa per il settore. Ancora più dirompente è stato l’arrivo di Whatsapp rispetto agli sms. Non solo l’applicazione è stata la più scaricata del primo semestre 2016 tanto sulla piattaforma iOs che su Android (con Messenger a tallonarla). Ma gli utenti di servizi di messaggistica gratuita in Italia sono oggi 46,7 milioni (fonte Agcom su dati Swg), contro i solo 8 milioni del 2011. Il trend è destinato a irrobustirsi, fino a toccare i 57 milioni di utenti nel 2018, con la progressiva familiarizzazione dei cittadini più anziani con la tecnologia degli smartphone. Tutto questo, calcola il Rapporto Coop, porta a un risparmio medio a persona di 6,7 euro al mese o 80 all’anno.

Il Rapporto Coop 2016 ha fatto un rapido calcolo su quanto si risparmi ogni anno con i cosiddetti “consumi gratuiti”. Il risultato è sbalorditivo: 600 euro a persona, o 1.400 euro a famiglia, per un totale di 20 miliardi di euro.

Non è il principale modo di tagliare i costi per i cittadini-consumatori. Al primo posto, almeno per chi è appassionato, ci sono i videogiochi. Le consolle costano centinaia di euro (una Playstation 4 su Amazon si trova dai 259 euro in su), i singoli giochi tra i 30 e i 65 euro in media, con picchi superiori. Se si guarda alla classifica di Android, i giochi più popolari o sono gratuiti (anche se spesso le spese arrivano dopo) o costano raramente più dei 2,79 di Grand Theft Auto (49,99 nella versione per Playstation 4). Chi fosse passato da una fruizione all’altra – sebbene si tratti di cose diverse, è chiaro – avrebbe avuto un risparmio calcolabile in 180 euro all’anno, ossia 15 al mese. La “Pokemon Go-mania” è solo l’ultima dimostrazione di «quanto in questo settore il successo sia legato alla sua capacità di essere virale, gratuito e oggetto attenzione da parte di tutte le classi d’età», sottolinea il rapporto.

Poi ci sono i quotidiani. Dal 2013 al 2016 il numero di copie vendute giornalmente della Repubblica è sceso del 35%, quello del Corriere della Sera del 33,5%, quello della Stampa del 29% e non va meglio al Sole 24 Ore, sceso del 32,3% in meno di quattro anni. Nel complesso si tratta di una cessione di oltre 150mila copie giornaliere e i dati sono ancora più sideralmente lontani da quelli dei primi anni Duemila. I quotidiani cartacei oggi, suggerisce lo studio, hanno «assunto una valenza diversa in confronto al passato, diventando un prodotto di approfondimento da leggere durante il weekend o da consultare per motivi professionali». Ci sono le versioni digitali, certamente, ma rimane un dato: gli italiani non vogliono pagare per le news online. La pensa così il 76% della popolazione, anche se c’è un 24% su cui le testate possono lavorare. Se chi non ha acquistato online nell’ultimo anno nell’84% dei casi non è intenzionato a farlo neanche in futuro, il dato si ribalta per cui è disposto a pagare online per l’informazione considerata utile o di qualità. In tutti i casi, il Rapporto calcola un risparmio a persona di 12 euro al mese, o 144 euro all’anno.


C’è infine il capitolo di musica (risparmi per 120 euro all’anno) e film (20 euro). Qui non si calcola la pirateria ma il comportamento di chi legalmente sceglie o fruire di servizi gratuiti con pubblicità (come Spotify nella versione free) o di chi si abbona a servizi di streaming, risparmiando rispetto alla spesa per cinema o videonoleggio.

Dove vanno a finire tutti queste mancati esborsi, che rappresentano il 2% della spesa? Secondo il rapporto in puro risparmio. «La peculiarità – si legge – sta nel fatto che la disponibilità di risorse non viene reinvestita in consumi prima inaccessibili, bensì tende a restare nella disponibilità delle famiglie».

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter