L’America cambia: e forse nel processo si perde qualche Stato per strada. Dopo la vittoria di Trump il sogno secessionista, abbandonato più o meno un secolo e mezzo fa, torna vivo, ma stavolta non sono gli Stati del Sud che vogliono staccarsi: sono quelli della costa Ovest. È un’esagerazione, come è ovvio, e finirà in una bolla di sapone. Ma intanto c’è chi invita Washington, Oregon e California (e Nevada) a dissociarsi dagli Usa e raggiungere il Canada. Perché no? Make Canada as great as ever.
Un sistema più veloce ed efficace rispetto al passaggio di diversi milioni di cittadini americani nel territorio canadese. Meglio estendere il confine.
Oppure, se una rivoluzione geografica e politica di questo tipo appare, allo stato attuale delle cose, piuttosto impraticabile, si può scegliere il piano B: l’indipendenza. La California, come recita il sito per il referendum previsto per il 2019, “è la sesta economia più grande del mondo. Più potente della Francia e con una popolazione maggiore rispetto alla Polonia, compete e si confronta con altri Paesi, e non solo gli altri 49 Stati”. È uno stato di fatto, insomma, che i californiani vivano i loro rapporti geo-economici quasi in modo indipendente. Perché non ratificarlo con un’indipendenza reale, politica e diplomatica? Perché, insomma, non promuovere la Calexit?
Non si deve esagerare. I movimenti indipendentisti, negli Usa e fuori dagli Usa, non sono mai venuti meno. In questa stagione di passaggio e cambiamento inaspettato riescono a guadagnarsi l’onore delle cronache. Ma è difficile immaginare un addio della California agli Usa, lo sfilacciamento dei 50 Stati o, peggio ancora, l’allargamento del territorio canadese. In ognuno di questi casi, del resto, il proposito di “rendere l’America di nuovo grande” sarebbe dichiarato fallito in modo inequivocabile.