Immunoterapia, così il futuro della lotta al cancro è arrivato tra noi

L’attenzione della comunità scientifica e industriale attorno all’immunoterapia è altissima in previsione di un’esplosione del settore che è già iniziata. Le applicazioni non si limitano al cancro e si potranno estendere ad Alzheimer, Parkinson ed epatite C

Ethan Miller/Getty Images

L’articolo è frutto di una conversazione di Alessandro Ovi, direttore del Mit – Technology Review Italia, con Drew Pardoll*, della Johns Hopkins University Baltimora.

L’immunoterapia è indubbiamente la pratica medica che fa più parlare di sé in questo momento, tra pazienti, medici, scienziati ed investitori. Si tratta di un trattamento che fa uso del sistema immunitario del paziente stesso nella lotta contro la malattia.

Come spesso accade nell’affascinante storia della scienza, non è stata la pubblicazione di uno studio scientifico a portare l’immunoterapia alla ribalta dei riflettori, quanto il racconto di un caso dai profondi risvolti emotivi. Stiamo parlando del caso di Emily Whithead, 6 anni, ricoverata nel 2010 al Children’s Hospital of Philadelphia.

Emily Whithead è stata la prima paziente ad aver ottenuto la remissione completa dal cancro grazie all’immunoterapia. Emily era affetta da una forma letale di leucemia linfoblastica acuta che aveva resistito ad ogni forma di trattamento tradizionale.

Il trattamento con una cura immunoterapica sperimentale completamente nuova rappresentava l’ultima speranza per lei e la sua famiglia. Funzionò. Emily ha ottenuto la remissione completa dalla leucemia. Venne trattata utilizzando i suoi stessi linfociti che erano stati geneticamente modificati al di fuori del suo corpo per sviluppare un recettore in grado di attaccare la leucemia. Questi linfociti geneticamente modificati erano stati poi re-iniettati per via endovenosa. Il loro effetto sulle cellule cancerose era stato così violento che Emily si era ammalata gravemente come effetto della risposta immunitaria. Ma, sopravvissuta a questa prima, fase il cancro era stato spazzato via e fino ad oggi non è più tornato.

Emily Whithead è stata la prima paziente ad aver ottenuto la remissione completa dal cancro grazie all’immunoterapia e ha fatto concentrare l’attenzione di medici, pazienti e scienziati di tutto il mondo su queste tecniche

Dopo Emily, l’immunoterapia si è guadagnata il proprio posto sotto ai riflettori grazie al fatto che le sue principali applicazioni si rivolgono proprio alla lotta contro varie forme di cancro. Emily è stata solo la punta dell’iceberg.

I numerosi casi di remissione completa spaziano dal melanoma ai tumori di reni, polmoni, testa e collo, vescica, linfoma di Hodkins; il successo conseguito nei test clinici condotti da note società farmaceutiche ha portato al riconoscimento della Fda per 3 prodotti: Optdivo (Bms), Keytruda (Merk) e Tecentriq (Roche Genentech).

Tutti e tre i farmaci appartengono alla categoria della medicina di precisione , delle terapie con anticorpi, e rappresentano il 90 per cento dei casi di cura dei tumori (per essere più specifici gli anticorpi che stanno trattando con successo molti di questi tipi di cancro, hanno come obiettivo i punti di controllo – checkpoints -, i ”freni” che impediscono al sistema immunitario di intervenire e operano in modo indipendente da mutazioni oncogene specifiche).

Attenzione a non confondere le tre classi di nuovi farmaci: l’immunoterapia, la terapia cellulare, o medicina personalizzata, e i vaccini immunoterapici

Si tratta di una classe di farmaci molto diversa rispetto a quella che prende il nome di terapia cellulare, o medicina personalizzata. Questa seconda categoria sta espandendo velocemente il proprio campo d’applicazione a livello di test clinici (il numero di casi sotto studio è raddoppiato in 6 soli mesi da 10mila a 20mila, forse una stima per difetto).

La veloce espansione sta coinvolgendo società importanti, soprattutto statunitensi, quali Pfizer, Astra Zeneca, Jansen, Abbott, Lilly, Sanofi, Serono (una sola grande società si è finora ritirata dal campo: Novartis). Inoltre sono assai numerose startup finanziate con milioni e milioni di dollari di venture capital e offerte in Ipo ( cioè quotate in borsa) prima ancora di aver messo alcunché in commercio. Il valore delle loro azioni è molto volatile (ne è esempio il caso Juno, la più grande delle startup quotate, che vede sbalzi fino al 30% a seguito di notizie più o meno ufficiali su risultati delle sue sperimentazioni cliniche).

Oggi, il 50 per cento e più degli accordi su startup mirate alla ricerca contro il cancro vede protagonista l’immunoterapia. Sta venendo alla luce una terza categoria di farmaci appartenenti (più o meno) alla famiglia delle terapie personalizzate e considerata scientificamente molto promettente, quella dei “vaccini immunoterapici”. Il meccanismo comune in azione nel campo della terapia con anticorpi è molto delicato: si chiama PD1 o inibitori della via di segnalazione per PD-L1/2. (…) Continua a leggere su Mit – Technology Review Italia

*Drew M. Pardoll M.D., Ph.D., Abeloff Professor of Oncology Director, Bloomberg~Kimmel Institute for Cancer Immunotherapy Director, Cancer Immunology Program, The Sidney Kimmel Comprehensive Cancer Center, Johns Hopkins University School of Medicine Baltimore, MD 21287.

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