Consigli di Ermete Trismegisto per raggiungere la perfezione

Nati in un’epoca in cui si pensava ad altro (ad esempio alla trasmutazione della materia) sono buoni anche oggi, quando in molti faticano a trovarsi in sincronia con il resto del mondo

La grande saggezza non passa mai di moda. Anche se formulate in epoche antiche, lontanissime e colme di mistero, i dettami di Ermete Trismegisto (“tre volte grande”) hanno ancora valore, sanno dire qualcosa anche oggi, alle persone di questo nuovo secolo che non crede né alla magia (si spera) né all’alchimia (a parte quella, metaforica, dei sentimenti).

Secondo la tradizione, ci sono almeno sette assiomi fondamentali attribuiti a Ermete T., e in generale alla scuola dei Misteri egizia. All’epoca – va detto – avevano altri interessi per la testa: la sostanza eterna, la comunicazione tra i mondi, la trasformazione della materia. Adesso questi sette assiomi restano validi se riescono a traserire qualche lezione per vivere meglio e, se possibile, essere più produttivi, evitando lavate di capo dal datore di lavoro e uscendo prima per godersi il parco (o, se piove, una serie tv). O tempora, o mores: ma tant’è. Il modo migliore per individuarli è affidarsi alla guida di questo articolo dell’Huffington Post:

1) Il primo principio della scuola ermetica (da Ermes, appunto), è il mentalismo. Niente a che vedere con sciagurati ciarlatani che fingono di riuscire a leggere nel pensiero delle altre persone: è un’altra cosa, ed è legata alle storie. Tutti, nella propria mente, coltivano e vivono delle storie. Sono, nella sostanza, gli elementi della nostra identità: certificano la nostra esistenza, costruiscono ricordo per ricordo le tappe della vita, aiutano a leggere il mondo. Quando siamo consapevoli delle nostre storie, del fatto che non sono davvero accurate e perfette, allora si apre la “coscienza”. A questo punto si apre il lato più moderno della questione: cosa si può fare con le proprie storie? Cosa mi obbligano a fare? Mi rendono vittima? Mi rendono produttivo? Ogni storia può essere rivisitata e, nei fatti, rivista. Di conseguenza, anche la propria vita.

2) “Come sopra, così sotto. Come sotto, così sopra. Come fuori, così dentro. Come dentro, così fuori”. Altro assioma ermetico, da cui del resto è derivata tutta la concezione rinascimentale della dialettica tra microcosmo e macrocosmo (su cui non ci si dilungherà). È piuttosto semplice: ciò che è fuori appare anche dentro. Tutto il male del mondo è anche il male dell’individuo – e però anche tutto il bene del mondo. Quello di Ermete al mondo di oggi è un invito a non sentirsi mai diversi e/o alieni rispetto agli altri, e anche un incoraggiamento a comprendere le ragioni di chi ci sta accanto. Ciò che è in loro, è anche in noi – forse in misura diversa, o forse in livelli di profondità diverse. E questo vale per chi odia i sostenitori di Trump (per fare un esempio) e, soprattutto, per i sostenitori di Trump.

3) Tutto vibra: è il terzo degli assiomi. Qualsiasi cosa si muove, si sposta, cambia forma e composizione. Allora era il primo passo per capire il meccanismo dell’alchimia, della mutazione della natura dei metalli. Oggi è un modo per ricordare che todo cambia, e che niente è ciò che appare che sia. Le perdite, gli inizi e le fini sono cose diverse a seconda del punto di vista. Ma ci vuole molta consapevolezza ermetica per capirlo fino in fondo.

4) Polarità: concetto riassumibile con l’idea che gli opposti, in realtà, siano della stessa natura. È un corollario, tutto sommato, del punto precedente. Tutto cambia, e tutto ciò che è fine è anche inizio, e viceversa.

5) Il principio del ritmo è quello più complesso: si rifà al movimento, al continuo vibrare del cosmo che segue un ordine suo, preciso e deciso. Ma il ritmo è anche ciò che permette, rispetto al variare del mondo, anche la possibilità di ritagliarsi una storia, di scucire un’identità: si decide il punto di inizio, si sceglie la fine, si traccia il percorso con alti e bassi, con pieni e vuoti. Il ritmo sta nell’alternanza e nella coesistenza di elementi opposti: il suono e il silenzio, che si intrecciano nel ricordo del silenzio e nel ricordo del suono. Più o meno, nell’oggi, va ricordato che c’è un tempo per riflettere, e un tempo per decidere. Uno per lavorare e uno per riposare. Per pensare e per agire. Nulla avviene nello stesso momento, ma tutto segue un ordine. L’importante è trovare il ritmo giusto, con cui suddividere le proprie giornate e affastellare i pensieri. Poi, come nei migliori concerti, occorrerà cambiare, all’improvviso e in modo inaspettato. Altrimenti la noia prevale.

7) Causa ed effetti: cioè, l’inesistenza del caso. Come stabilisce il ritmo, l’universo delle cose è regolato da principi evidenti, che uniscono ogni evento (almeno come viene percepito dalla lettura causale della relatà, ognuno secondo le proprie storie e secondo le proprie categorie). Questo è un punto importante: vale per qualsiasi azione qualcuno intraprenda. Un movimento genererà una reazione, la causa un effetto, un’idea darà un risultato. Attenzione: sarà vero che gli dèi cospireranno contro lo sbilanciamento delle cose, ma è anche questo parte del meccanismo universale. Chi fa, impara da ciò che gli viene incontro in conseguenza delle sue azioni.

8) Ultimo è il genere: il maschile e il femminile come incarnazione non tanto delle diversità anatomiche umane ma delle diverse energie archetipe (così, almeno, la pensavano), cui possono accedere sia gli uomini che le donne. Questo è il passaggio finale, quello che permette di classificare le pulsioni del mondo e individuare il superamento delle barriere. Le influenze culturali sono passeggere: presenti nel momento, ma destinate a essere sostituite. Per questo occorre sì guardare alla qualità delle cose, ma anche a intuirne usi e classificazioni nuove. Una cosa è maschile, forse: ma nulla vieta che possa diventare femminile, e viceversa. La creatività fa parte della vibrazione dell’universo, e impone ritmi e cambi di ritmi alla realtà. Se si vuole vivere meglio, occorre passare di qui.

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