Taccola“Dieselgate? Volkswagen e Fiat Chrysler sono solo la punta dell’iceberg”

Parla la portavoce dell’associazione Transport & Environment di Bruxelles: «Abbiamo subito detto che Volkswagen sarebbe stata la punta dell’iceberg. Fiat era già stata messa sotto accusa dai tedeschi per la 500X. Ma in Europa gli stati continuano a proteggere i loro costruttori nazionali»

Scott Olson/Getty Images

«L’iceberg delle emissioni illegali sta emergendo», ma «quel che è triste è che le accuse vengano ancora una volta dagli Stati Uniti», mentre il problema dell’inquinamento dovuto all’emissioni dei motori diesel in Europa è molto maggiore. A parlare è Julia Poliscanova, responsabile dei veicoli puliti e della qualità dell’aria della Transport & Environment di Bruxelles, una federazione di 50 associazioni ambientaliste europee che da anni denuncia, attraverso i suoi rapporti, la distanza tra i risultati delle emissioni di CO2 nei test ufficiali e quelli delle prove su strada. Secondo la funzionaria dell’associazione il problema è comune ed è probabile che ci vorranno anni perché escano accuse contro le varie case automobilistiche, perché la procedura dei controlli è molto lunga. Ma su Fiat, racconta, c’era una luce accesa da tempo, segnalata anche sulle 500X vendute in Europa e denunciata da tempo dalle autorità tedesche.

È sorpresa di queste accuse mosse dalla Epa a Fca?

Non saprei dire se sono sorpresa. Non ci aspettavamo che il successivo produttore (coinvolto in uno scandalo per le emissioni) sarebbe stato Fiat. Ma quando uscì il Dieselgate di Volkswagen, dicemmo subito che si trattava solo della punta dell’iceberg. Ora vediamo che l’iceberg delle emissioni illegali e dell’inquinamento dell’aria sta emergendo. Quello che è frustrante è che ci sono molte case automobilistiche, inclusa Fca, che hanno performance ambientali peggiori di Volkswagen su strada (nei test condotti da enti indipendenti, ndr). Quindi avevamo sospetti e non siamo sorpresi che ci siano nuove azioni contro di loro. Quello che è triste è che queste azioni continuano ad arrivare solo dagli Stati Uniti e non dai regolatori europei. Perché abbiamo molte più auto diesel qui.

Ma avevate qualche sospetto specifico su Fca, risultante dai vostri test?

Non facciamo test in proprio, ma analizziamo quelli di altre organizzazioni. Ma se ricorda c’erano delle accuse avanzate dalla Germania e da altri Paesi su alcune auto Fiat, in Europa. Stiamo parlando di un altro motore, non uno da 3 litri (come quelli contestati dall’Epa), per esempio quello sulla 500X. Le accuse erano che dopo 22 minuti di guida riducevano drasticamente o spegnevano alcuni dei controlli sulle emissioni esauste (Egr). È una tecnica simile a quella che stanno contestando a Fiat negli Stati Uniti. È per questo che è frustrante che in Europa non ci sia azione: i tedeschi, i regolatori tedeschi (la Kba e poi il ministero dei trasporti tedesco, che ha chiesto alla Commissione Ue di investigare, ndr), dicono di avere evidenze che Fiat stia facendo qualcosa di illegale, stia imbrogliando dopo 22 minuti di guida, e non c’è stata alcuna conseguenza.

«Quando uscì il Dieselgate di Volkswagen dicemmo subito che si trattava solo della punta dell’iceberg. Ora vediamo che l’iceberg delle emissioni illegali e dell’inquinamento dell’aria sta emergendo. Quello che è triste è che queste azioni continuano ad arrivare solo dagli Stati Uniti e non dai regolatori europei»

I veicoli per i quali la Fca è stata accusata dall’Epa di manipolare le emissioni sono stati prodotti tra il 2014 e il 2016. Com’è possibile, dopo quello che è successo con il dieselgate di Volkswagen?

Ma guardi che non è passato molto tempo. È solo dal settembre 2015 che lo scandalo della Volkswagen è esploso. Da allora le autorità statunitensi hanno promesso un ampio programma per controllare le emissioni di ogni singolo produttore di auto. Ci sono voluti molti mesi perché uscisse il secondo caso, quello di Fca. Sono procedimenti che richiedono molto tempo, da quando si ha un sospetto a quando si fanno i test e si hanno i confronti con i produttori. Altre azioni potrebbero uscire nei prossimi anni.

Vi aspettate che altri produttori saranno accusati dall’Epa?

Non so cosa stia facendo la Epa, ma negli scorsi mesi i media americani hanno parlato di indagini sulla Daimler. È quindi probabile che siano in corso indagini su altre case.

Sergio Marchionne, ad di Fca, ha respinto ogni paragone con Volkswagen, dicendo che chi fa paragoni fuma materiale illegale. Secondo lei è un caso diverso?

Dipende da come la si vede. Certamente è vero che le autorità americane non hanno ancora provato che quello che Fca sta facendo è imbrogliare (sulle emissioni). Quello su cui dicono di avere le prove è che Fiat ha infranto la legge degli Stati Uniti. Perché negli Usa bisogna svelare ogni strategia alternativa che si usa nel motore. La Fiat non l’ha fatto. Il prossimo passo sarà capire se c’è stato un imbroglio. Dal punto di vista tecnico, non si possono paragonare a Volkswagen perché sono in una fase diversa delle indagini e per Vw è già stato provato che hanno imbrogliato. Ma da un altro punto di vista, entrambi i costruttori, operando negli Usa, emettono su strada più emissioni del consentito. Da questo punto di vista ci sono similarità.

«Anche con Trump non si potrà chiudere gli occhi se una compagnia va contro la legge, chiunque lo faccia, qualunque sia la direzione politica che venga data alla nuova amministrazione»

Può essere una decisione politica? Quanto pesa il cambio dell‘amministrazione americana e l’arrivo di Donald Trump?

Su questo non posso commentare perché non lo so. C’è stata molta speculazione sul fatto che l’amministrazione Trump cambi o meno l’approccio all’ambiente. Posso solo dire che spero di no e che la legge è sempre la legge. Anche se non vogliamo parlare di inquinamento dell’aria, questa è semplicemente una società che potrebbe aver infranto la legge. Quindi ci dovrebbe essere una appropriata indagine. Non stiamo parlando di politica, ma di rispetto delle legge.

Come sarà la Epa con l’arrivo alla sua guida di un personaggio come Scott Pruitt, che non viene certo descritto come un ambientalista?

Sì, certamente non è un ambientalista. C’è preoccupazione. Ma come dicevo, anche con la nuova amministrazione non si potrà chiudere gli occhi se una compagnia va contro la legge, chiunque lo faccia, qualunque sia la direzione politica che venga data alla nuova amministrazione.

Torniamo all’Europa. Lei ha detto prima che l’Europa non sta facendo abbastanza per controllare le emissioni e questo potrebbe dipendere dal fatto che ci sono 28 autorità differenti, una per Stato membro dell’Ue. È notizia di venerdì 13 gennaio, però, che in Francia il tribunale di Parigi ha avviato un’indagine sui dispositivi utilizzati dalla Renault per controllare le emissioni inquinanti delle sue vetture diesel. È l’indizio di un’inversione di tendenza?

Vorrei che fosse così, ma non ci sono molti segnali in Europa che il comportamento stia cambiando. L’ammontare di veicoli con motori diesel, con emissioni maggiori rispetto ad altri motori, è molto superiore agli Usa. Siamo molto lontani dal prendere provvedimenti in Europa. Ho visto quel che sta accadendo con Renault, ma ci dovrebbero essere molte più indagini, per esempio in Germania su Opel, in Italia su Fiat, nel Regno Unito sulle auto che vengono prodotte lì. In Europa non c’è reazione perché il problema è molto maggiore e la risposta è molto minore. E questo dipende dal fatto che non c’è un’autorità indipendente a livello europeo ma 28 diverse. I costruttori competono uno contro l’altro, i Paesi tendono a proteggere i costruttori nazionali e come risultato non proteggono la salute pubblica.