Il flop di Facebook e Google: i loro droni per portare Internet ovunque non funzionano

Entrambi i giganti della Silicon Valley hanno pensato di portare Internet nelle regioni più remote usando dei droni, ma le difficoltà tecniche stanno affossando i progetti. Sono invece ancora promettenti le alternative dei palloni aerostatici e dei satelliti

Ai giganti tech della Silicon Valley l’assenza di Internet nelle regioni remote del pianeta sembrava un problema semplice da risolvere: bastava allestire una connessione usando droni, palloni o satelliti in orbita. Il primo di questi approcci, però, si è finora rivelato più problematico del previsto.

Alphabet ha annunciato la cancellazione del progetto Titan, lanciato per testare l’idea di stabilire una connessione Internet attraverso droni volanti. Di fatto, il laboratorio di ricerca X aveva smesso di lavorare al velivolo già dall’inizio del 2016, anche se la decisione è stata solo ufficializzata ora.

La società ha deciso di concentrarsi sul progetto Loon, che ricorre invece a palloni stratosferici per trasmettere Internet a terra. Stando a un portavoce di Alphabet, «le economie e la fattibilità tecnica del progetto Loon rappresentano una soluzione più promettente per connettere le parti rurali e remote del pianeta».

Anche i tentativi di Facebook di utilizzare i droni sono andati incontro a problemi. Pur avendo celebrato la scorsa estate il primo test del suo drone stratosferico, chiamato Aquila (con il nome italiano), si è in seguito appreso che il velivolo aveva riportato seri danni nella fase di atterraggio. Secondo un’indagine condotta dal National Transportation Safety Board, i forti venti avrebbero impedito all’autopilota di eseguire una manovra di atterraggio sicura.

Alphabet ha annunciato la cancellazione del progetto Titan, lanciato per testare l’idea di stabilire una connessione Internet attraverso droni volanti. Mentre l’Aquila di Facebook ha riportato seri danni durante i primi test

L’incidente mette in evidenza uno dei problemi principali di questo genere di progetti. I velivoli sono infatti progettati per volare ad alte quote, nella stratosfera, dove dovrebbero seguire una rotta circolare per assicurare la copertura Internet della regione sottostante rimanga stabile. A quelle altezze, le turbolenze possono essere incredibilmente forti.

Essendo progettati anche per rimanere in volo per giorni, settimane o oltre, questi droni devono affidarsi all’energia solare e a batterie. Devono quindi essere ultraleggeri. L’Aquila di Facebook ha un’apertura alare superiore a quella di un Boeing 737, ma la sua struttura in fibra di carbonio le consente di contenere il peso al di sotto di 500 kg, e i progettisti continuano a cercare di alleggerirlo.

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