Cominciamo da un dettaglio: dagli anni ’80 la popolazione messicana ha cominciato ad allargarsi. In senso letterale. Con l’ingresso del cibo processato, cioè il sottoprodotto alimentare delle multinazionali del food, a partire da McDonald’s, e la diffusione di catene di supermercati ultra-economiche come Walmart, i messicani hanno cominciato a mangiare di più, ma anche a mangiare peggio.
Risultato? Nel 2010 almeno sette su dieci messicani erano sovrappeso, e un terzo obeso. Il Messico è il Paese più obeso del mondo, sia per quanto riguarda gli adulti che per l’obesità infantile. Ha perfino superato gli Stati Uniti. Le nuove abitudini alimentari, lo stile di vita sedentario e la diffusione di mezzi di trasporto hanno inciso in modo così profondo nella linea del messicano che, adesso, il governo si sente obbligato a intervenire.
Secondo quanto riporta El Universal, il Servicio de Administración Tributaria, più o meno l’Agenzia delle Entrate messicana, ha deciso di dare una mano a chi si mette a dieta. E offre la possibilità, per chi decide di andare da un nutrizionista, di pagare meno tasse. Non serve nemmeno seguire la dieta: basta solo presentarsi (una volta) dal dietologo e presentare la ricevuta. Verrà ricompensata dallo Stato.
La mossa, in sé, commenta il giornale messicano, non provocherà rivoluzioni. Ma, almeno, comincerà a diffondere l’idea che, tutto sommato, prendersi cura della propria linea è una cosa buona e giusta. Ed è un primo passo. Poi, con il muro, cominceranno a tenere fuori dal loro territorio tutti gli yankee e i loro cibi tossici.